Affluenza sopra la media nei seggi lombardi e veneti, chiamati alle urne per esprimersi sul cosiddetto “referendum per l’autonomia”. L’appuntamento è stato solo consultivo e quindi non vincolante: con la vittoria del sì, né per la Lombardia né per il Veneto ci saranno immediate conseguenze.
Il Veneto supera il quorum e tocca un’affluenza record del 60% con i sì al 98%. In Lombardia, invece, l’affluenza si ferma nel Milanese arrivando intorno al 40%, con il 95% dei sì. Il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, si proclama soddisfatto. Il governo, come ha annunciato il sottosegretario Gianclaudio Bressa, è pronto ad aprire un tavolo per negoziare ma il ministro dell’Agricoltura e vice segretario del Pd, Maurizio Martina, ribadisce che “il fisco non è oggetto di trattativa, i soldi delle tasse non sono trattabili”.
Il governatore Zaia spiega che il Veneto chiede, nel contratto che presenterà al governo per avere maggiore autonomia, “tutte le 23 materie, lo dico subito, e i nove decimi delle tasse. Quando andremo a trattare con il governo avremo quasi 6 milioni di cittadini insieme a noi”. E Maroni aggiunge: “Io punto con la maggiore autonomia ad avere almeno 24-25 miliardi di euro in più che, con le giuste competenze, mi consentirebbero di fare quello che ora non riesco a fare. Il Nord c’è e vuole essere ricompensato”.
In Lombardia alle 12 aveva votato il 10,75% degli elettori. Il dato è riferito al 97,5% delle sezioni, 8.893 sezioni su 9.224. Lo ha comunicato Regione Lombardia, precisando che l’affluenza del 6,25%, resa nota in un primo momento, si riferiva solo a una parte delle sezioni e che il conteggio del sistema elettronico era in via di aggiornamento.
È stata del 21,1% l’affluenza dei votanti alle ore 12 per il referendum consultivo sull’autonomia del Veneto. Il dato è dell’osservatorio elettorale regionale. La provincia con maggior affluenza percentuale è stata Vicenza con 25,2. Chiude, tra le sette province venete, sul piano percentuale Rovigo con il 16%. Le urne si chiuderanno alle 23 e il referendum veneto prevede per essere valido un quorum del 50%+1 degli aventi diritto al voto.
In Lombardia la consultazione è stata indetta dal governatore Roberto Maroni in base a una proposta approvata in Consiglio regionale dal centrodestra e dal Movimento 5 Stelle. In entrambe le regioni toccate dal voto, l’iniziativa referendaria si muove nel quadro dell’articolo 116 della Costituzione che riconosce alle Regioni a statuto ordinario la possibilità di accedere a condizioni differenziate di autonomia nelle materie concorrenti elencate nell’articolo 117.
La procedura istituzionale del cosiddetto “regionalismo differenziato” si avvia su iniziativa della Regione interessata e si conclude con una legge dello Stato approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di un’intesa tra il Governo e la Regione stessa.
In Lombardia, a differenza del Veneto, per il referendum non è previsto il raggiungimento del quorum: ciò che conta sarà dunque la vittoria del sì o del no, a prescindere dal numero di cittadini che si recheranno alle urne.
Un’altra differenza tra le due Regioni è il sistema di voto. In Lombardia è stato elettronico. Al posto della tradizionale scheda elettorale gli elettori lombardi troveranno nella cabina una “voting machine”, un dispositivo simile a un tablet ma un po’ più grande che sullo schermo touch screen riporterà il testo integrale del quesito referendario.