Si è spento all’età di 86 anni il regista toscano Umberto Lenzi, protagonista della stagione d’oro dei film noti come i “poliziotteschi” italiani. Lenzi è deceduto all’ospedale Grassi di Ostia, dove era stato trasferito dalla casa di riposo Villa Verde, che lo ospitava ormai da diverso tempo.
Nato a Massa Marittima il 6 agosto 1931, aveva realizzato film culto del genere, come “Milano odia: la polizia non può sparare“, “Roma a mano armata” e “Napoli violenta”. Lenzi firma la sua prima regia cinematografica nel 1961 con la pellicola di cappa e spada “Le avventure di Mary Read”.
In seguito si dedica alla rilettura dei classici salgariani, girando tra gli altri: Sandokan, la tigre di Mompracem (1963) interpretato da Steve Reeves e I pirati della Malesia (1964). Lenzi in seguito si specializza nel giallo all’italiana, inventando il genere, quello del “giallo erotico italiano”.
Nei primi anni Settanta gira Un posto ideale per uccidere (1971), Sette orchidee macchiate di rosso (1972), Il coltello di ghiaccio (1972), Spasmo (1974) e Gatti rossi in un labirinto di vetro (1975). Successivamente trova terreno fertile nel “poliziottesco” risultando il più prolifico cineasta di questo genere.
Tra le sue opere più apprezzate vanno ricordate: “Milano odia: la polizia non puù sparare” (1974) con Tomas Milian, “Roma a mano armata” (1976), con la coppia Milian e Maurizio Merli e “Napoli violenta” (1976). Insieme a Milian, il regista inventa anche il personaggio di Er Monnezza, simpatico e furbo ladruncolo borgataro, che appare in Il trucido e lo sbirro e La banda del gobbo.