Il codice antimafia proposto dal Governo Gentiloni è stato promulgato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Si tratta di una riforma che punta a velocizzare le misure di prevenzione patrimoniale, a rendere più trasparente la scelta degli amministratori giudiziari, a ridisegna l’Agenzia per i beni sequestrati e a includere corrotti, stalker e terroristi tra i possibili destinatari dei provvedimenti.
Il capo dello Stato si è però rivolto a Paolo Gentiloni segnalando dei “profili critici” del provvedimento. Nella lettera al premier, Mattarella ha segnalato la necessità di intervenire sull’art. 31, che nel modificare la cosiddetta “confisca allargata” non ha riportato alcune ipotesi di gravi reati, che erano state inserite da una direttiva Ue 2016.
Il Colle ha quindi espresso la necessità che “il Governo proceda a un attento monitoraggio degli effetti applicativi della disciplina” puntualizzando comunque di aver “promulgato la legge non ritenendo che vi fossero evidenti profili critici di legittimità costituzionale”.
Ad oggi sono quasi 20 mila i beni confiscati alle mafie, tramite sequestro preventivo, a cui si aggiungono 2.876 aziende. Altri 20 mila i beni confiscati (tra terreni, aziende e immobili) con procedimenti di natura penale per un valore complessivo di quasi 30 miliardi. Oltre il 90% delle attività sequestrate, però, oggi fallisce.
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