La polizia di Trento, in collaborazione con gli agenti della polizia postale di Bolzano, ha tratto in arresto dieci persone eseguendo 47 perquisizioni e sequestrando ingente materiale informatico sul quale sono stati trovati file prodotti mediante lo sfruttamento sessuale di minori.
Le indagini sono state coordinate dal Centro Nazionale Contrasto alla Pedopornografia Online e dirette dal sostituto Davide Ognibene della Procura Distrettuale di Trento. È stata ricostruita una fitta rete di pedofili e pedopornografi che, utilizzando il servizio di instant messagging criptato di un notissimo applicativo, ritenuto riservato e sicuro, aveva prodotto e scambiato numeroso materiale pedopornografico.
L’inchiesta è partita dall’arresto di un 38enne altoatesino, avvenuto il primo febbraio 2016, trovato in possesso di 4 Terabyte di materiale digitale (foto/video) contenente esibizioni pornografiche di minorenni. Le dichiarazioni rese dall’arrestato, che affermava essere materiale scaricato dalla navigazione internet hanno insospettito gli investigatori informatici della polizia delle Comunicazioni i quali hanno individuato tra le prove digitali del computer in sequestro un abnorme utilizzo dell’applicazione VOIP ed una impressionante rubrica composta da numerose decine di contatti
Sono riusciti quindi, attraverso l’utilizzo di particolari software, “a ricostruire a posteriori un’enorme quantità di conversazioni dalle quali emergeva la morbosità degli interlocutori nei confronti di pratiche sessuali con minorenni“. L’uomo risulta essere il fulcro di una rete con oltre un centinaio di contatti con i quali lo stesso, a volte presentandosi come madre di una bambina minorenne, affermava essere attratto sessualmente da bambini in tenera età e offrendo, agli interlocutori di volta in volta succedutisi nelle comunicazioni, materiale pedopornografico.
I target coinvolti nel traffico della produzione e cessione di materiale illecito hanno accordi ben stabiliti, patti di segretezza da mantenere e l’obbligo di fare uso dell’instant messaging per la condivisione delle foto proibite di minori al fine di rimanere anonimi e quindi restare impuniti. Le persone con le quali l’altoatesino ha intrattenuto rapporti telematici sono residenti in tutto il Paese.
Gli investigatori sono riusciti a tirare le fila su ben 48 persone le cui attività di produzione e condivisione di materiale illecito prendono il via dalle regioni del Trentino Alto Adige, Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Abruzzo, Puglia, Campania, Sicilia e Sardegna.