RICAMI, POIS O ANIMALIER: NO TIES NO PARTY!

di Federica Zagone

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RICAMI, POIS O ANIMALIER: NO TIES NO PARTY!

| mercoledì 11 Ottobre 2017 - 17:47

L’antenata della cravatta risale al tempo dei legionari romani, che indossavano una striscia di stoffa di vari colori, la cui funzione era quella di facilitare la respirazione durante la marcia.
Le origini della cravatta odierna risalgono alla guerra dei trent’anni, quando i mercenari croati in servizio in Francia indossando i loro piccoli tradizionali foulard, attirarono l’interresse dei parigini.
Pronunziata in croato “hrvati” con la corrispondente francese “croates”, quel foulard prese il nome di CRAVATTA (cravate in francese).
Luigi XIV all’età di sei anni cominciò ad indossare una cravatta di pizzo, e già a sette la impronto’ come accessorio di moda per la nobiltà francese.
Questo nuovo articolo di abbigliamento diede inizio ad una vera e propria “mania”.
In tutta Europa uomini e donne d’alto rango, portavano avvolti al collo strisce di tessuto, cravatte di pizzo o jabot, che volevano loro tempo e fatica per essere indossati.
Spesso queste cravatte erano legate da stringhe dì foulard, disposte e arrangiate in modo da formare un fiocco.
La lunghezza della cravatta attuale, si attesta intorno ai 150cm, ma non sono rare le cravatte “XL” lunghe anche 165cm.
Questa misura è strettamente legata a due fattori principali: l’altezza della persona che la indossa e il tipo di nodo utilizzato.
La prima influisce decisamente sulla lunghezza della cravatta, quindi per uomini di altezza pari o superiore a 190cm consigliamo una cravatta XL, in modo che dopo averla annodata arrivi circa all’altezza dei pantaloni.
Il secondo fattore influisce maggiormente, perché un nodo con più passaggi rispetto ad uno più semplice, impegna più tessuto della cravatta ,rendendola così più corta.
Se vogliamo trovare una utilità estetica alla cravatta, diremo che serve per nascondere la striscia verticale dei bottoni della camicia.
Una buona cravatta si riconosce innanzitutto per la scelta di un tessuto di alta qualità.
Le cravatte migliori sono quelle in pura seta o lana.
Generalmente l’anima della cravatta è realizzata con un materiale differente, fa eccezione il pregiato modello SEVEN FOLD TIES (sette pieghe) che mostra inserti ed imbottiture esclusivamente in seta, ossia dello stesso tessuto con cui è realizzata la cravatta.
La cravatta di seta è il tipo più classico e ufficiale di cravatta.
La cravatta in lana, indossata fino a poco tempo fa quasi esclusivamente dai gentleman delle campagne inglesi, oggi è largamente diffusa anche in Italia.
Ideale per i mesi invernali, tradizionalmente abbinata a giacche in tweed, anche se non mancano accostamenti azzardati anche con abiti formali grigio, blu, per un look più ricercato ma casual allo stesso tempo.
Esiste una terza tipologia di cravatta: quella realizzata in maglia, accessorio prediletto da artisti, studiosi,uomini di lettere e giornalisti.
La cravatta viene realizzata generalmente da 3 pezzi di stoffa cuciti insieme, le cuciture sono realizzate con la macchina da cucire anche nelle cravatte HANDMADE o RIFINITE A MANO, che si distinguono però da quelle industriali per la cucitura che tiene ferma la cravatta all’interno, rigorosamente fatta a mano.
A questo punto, le due estremità della cravatta vengono rifinite con una fodera colorata.
Tipico delle cravatte italiane è il SELFTIPPING, che consiste nel realizzare le due estremità con lo stesso materiale della cravatta.
La cravatta seven fold (sette pieghe) è invece confezionata con un unico grande pezzo di tessuto, che viene poi ripiegato diagonalmente, dall’esterno verso l’interno ( quattro pieghe da una parte e tre dall’altra).
I passaggi necessari per la produzione di una cravatta possono essere così riassunti:
TAGLIO necessita di grande precisione e perizia.
In questa fase le pezze di stoffa vengono stese, puntate e tagliate per ottenere i tre pezzi di cui si compongono, che sono PALA, CODINO, GIUNTURA oltre il passantino.
INCAPPUCCIATURA, in questa fase sono applicate tramite cucitura le foderine interne (cappucci) alla pala e al codino, inserendo anche l’etichetta di composizione.
GIUNTATURA, fase in cui i tre pezzi sono uniti, processo che si compone di delicati passaggi di stiratura, piegatura e cucitura, da realizzare manualmente.
CHIUSURA, viene inserito l’interno della cravatta, solitamente in misto cotone/lana.
Dopo essere stata stirata la cravatta viene chiusa tramite cucitura.
ROVESCIO e FINITURA, fino a questo momento la cravatta è stata lavorata “ a rovescio”.
In questa fase viene rovesciata per consentire le operazioni di puntatura e finitura (cucitura passantino, etichettatura e stiratura).
Avremo finalmente la nostra cravatta finita.
IMBUSTATURA, al termine di una minuziosa fase di controllo, la cravatta ritenuta conforme all’attesa e’ finalmente imbustata.
Incontreremo cravatte a righe, conosciute come “regimental”, che devono il loro nome alle caratteristiche strisce oblique di colore diverso, che identificavano un preciso reggimento o club, convinzione specialmente diffusa nel mondo anglosassone.
Cravatte a puntini (pois) dove su un colore di base vengono appunto applicati i vari pois.
Cravatte fantasia, che riportano generalmente vari disegni, come luoghi o oggetti famosi a discrezione dello stilista.
Cravatte tinta unita, come la classica nera.
Cravatte più trendy, che hanno in genere colori più fluorescenti e fantasie e disegni più estrosi.
Ma la cravatta prende vita e diventa protagonista con il NODO.
Il nodo è una scienza ed è soprattutto espressione del carattere e della personalità di chi lo indossa.
Innanzitutto il nodo deve essere adatto al colletto della camicia, ed è buona norma che non sia troppo stretto e stropicciato ai lati.
Il nodo più versatile dal punto di vista stilistico, e adatto ad ogni tipo di cravatta e colletto è il FOUR-IN-HAND, noto anche come nodo semplice.
Il nodo WINDSOR, che deve il suo nome ai duchi di Windsor e in particolare a Edoardo VIII, icona di stile, era molto in voga negli anni 30’.
È un nodo simmetrico, spesso più largo che alto, adatto a colli aperti, come quelli delle camicie italiane, e cravatte particolarmente strette.
Il nodo DIAGONALE che consiglio per le cravatte in lana, caratterizzato da un taglio diagonale, che crea una linea di sbieco sul nodo.
Cravatta A FARFALLA, valida alternativa alla cravatta classica, considerato un accessorio di nicchia, indossata perlopiu con lo smoking o con il frac, conosciuto come “farfallino”.
La difficoltà maggiore per chi lo indossa è l’annodatura, e chiunque abbia un certo stile sa che quelli già pronti sono fuori discussione.
Il nodo deve essere adeguato al collo, per questo è importante sistemare il cravattino intorno al collo, dopo averlo regolato in base al l’ampiezza del vostro collare.
Il cravattino annodato non ha mai lo stesso aspetto, è proprio la sua irregolarità a dimostrare che è stato eseguito a mano.
Una variante del cravattino classico è il CHURCILL, caratterizzato da un taglio curvilineo-rettilineo che dona ai nastri sai fiocchi un cero spessore.
Contrariamente a quanto si pensa, il PAPILLON Churchill si adatta ad ogni occasione, il diverso uso è imposto quindi dal tipo di tessuto con il quale è realizzato.
Il CACHE-COL ( o ASCOTT) è l’accessorio prediletto per chi vuole portare una nota di eleganza con un abbigliamento sportivo, oppure di leggerezza con un completo formale.
Il cache-col è sempre in pura seta, la varietà dei motivi è molto vasta, perché al contrario della cravatta o del cravattino, non si porta mai in tinta unita o a strisce.
I nodi raccontano di noi.
Quelli grandi sembrano voler esprimere forza fisica e dominio sugli altri, come dimostravano quelli sulle cravatte chiassose dei grandi gangster americani.
Quelli piccoli modestia, curiosità, voglia di osservare.
Quelli tesi e stretti simbolizzanole persone che sentono gli imperativi categorici della morale, o della propria posizione sociale.
L’esempio più significativo dei nodi stretti è quello a FERRO DI CAVALLO del principe Carlo.
Possiamo arrivare ad un numero elevato di nodi se ne contano quasi 85.
Insomma fare il nodo alla cravatta è un gesto creativo e determina la personalità del singolo.
Come saranno le cravatte per questo inverno alle porte?
Sebbene si avvicini la stagione fredda del rigore, dei toni grigi e plumbei tirate fuori dall’armadio tutto ciò che richiama i motivi check, i ricami, le stampe animalier, i pois.
Abbandonate le classiche cravatte tinta unita, e se proprio non potete farne a meno ispiratevi alle tinte Pantone hit dell’inverno.
Sarete davvero trendy con il motivo a quadretti, declinato in tutte le tonalità e le sfumature dei blue che ci regalerà eleganza discreta ma mai banale.
Se invece vi sentite dei veri lord, non fatevi sfuggire le cravatte in raso di seta.
Ma il vero MUSTHAVE della stagione?
Il jacquard ed il velluto due tessuti imperdibili che stanno spopolando in ogni campo.
L’uomo in cravatta ha un altro sapore,un altro aspetto, un altro modo di intendere l’eleganza e raffinatezza.
Cari maschietti, la cravatta resta l’accessorio che impreziosisce e dona quel tocco che vi rende unici.

Edizioni Si24 s.r.l.
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