Nell’antichità il mar Mediterraneo era il più importante spazio geopolitico al mondo. Solo con le grandi scoperte geografiche avvenute fra il 1400 e il 1800 venne marginalizzato a favore degli oceani Atlantico e Pacifico che divennero il centro degli scambi commerciali globali.
Apparentemente anche la nuova globalizzazione cominciata alla fine del ventesimo secolo contribuisce a diminuire ulteriormente l’importanza del mar Mediterraneo: con l’ascesa delle economie emergenti della Cina, dell’India e del sud-est asiatico gli scambi transpacifici sono esplosi quasi a confermare la nuova centralità di quell’area quale centro di gravità economico del pianeta.
In realtà le cose non stanno esattamente così; il Mediterraneo non è poi così marginale in quest’alba di ventunesimo secolo. Attraverso lo stretto di Gibilterra e il canale di Suez è accessibile da tutto il pianeta, è punto d’incontro fra tre grandi continenti come Asia,Africa ed Europa, ed è tuttora attraversato da rotte strategiche per il commercio mondiale(il petrolio e il gas mediorientali e i prodotti delle manifatture cinesi, giapponesi e coreane passano ancora in gran parte attraverso il Mediterraneo, avendo come destinazione i porti europei ed americani).
I cinesi hanno investito forti somme su porti mediterranei come Port Said in Egitto, il Pireo in Grecia e Napoli in Italia, considerandoli utilissime porte d’accesso ai ricchi mercati europei. Il Mediterraneo non è dunque affatto uscito dalla storia; le grandi potenze del pianeta vi si interessano nuovamente molto, grandi giacimenti di gas naturale sono stati rinvenuti al largo delle coste egiziane ed israeliane, le primavere arabe del 2011 hanno portato alla nascita della democrazia tunisina e a tremende guerre civili in Libia e Siria che mettono a rischio la sicurezza internazionale, sono attive organizzazioni criminali transnazionali, è esploso il fenomeno dell’immigrazione clandestina dall’Africa e dal Medio Oriente verso le coste di Spagna, Grecia ed Italia, il terrorismo di matrice islamista a ripreso a mietere vittime in molti paesi rivieraschi, sono in ascesa ideologie identitarie ed esclusiviste che spingono ad abbracciare la retorica dello scontro di civiltà. Oltre alla Cina, un’altra grande potenza esterna che sta ritornando in forze nel Mediterraneo e’ la Russia di Vladimir Putin. È attivissima nel conflitto siriano, in cui si è schierata risolutamente al fianco dell’alleato Assad, e schiera regolarmente proprie navi da guerra nel Mare Nostrum.
Non possiamo poi dimenticare gli Stati Uniti, tuttora massima potenza militare in questo mare, con la loro sesta flotta il cui quartier generale sta a Napoli. E l’Unione Europea? Purtroppo anche nel caso della politica mediterranea quest’organizzazione dimostra di essere un vero e proprio nano geopolitico.I paesi della riva sud ed est del Mediterraneo privilegiano i rapporti con i singoli stati membri rispetto a quelli con Bruxelles, percepita come ininfluente.
Pochi fondi sono messi a disposizione dall’Unione per la cooperazione allo sviluppo con i paesi del Maghreb e con l’Egitto. Questo anche perché la Germania, principale potenza economica europea, è molto più interessata all’Est Europa e alla Russia, suoi importanti partner commerciali, che al bacino del Mediterraneo. Peraltro è capitato negli ultimi anni che paesi alleati e membri entrambi dell’Unione Europea si trovassero ad essere rivali per guadagnare posizioni d’influenza in vari paesi della riva sud: pensiamo alle tensioni italo-francesi sulla Libia.
In ogni caso, malgrado la colpevole indifferenza nordeuropea, di una cosa possiamo essere certi: quello che gli antichi romani chiamavano “Mare Nostrum” e che nella bibbia ebraica viene definito “Hayam Hagadol” è tornato al centro della scena.