Monsignore Nunzio Galantino, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana C.E.I. è intervenuto all’apertura dei lavori della terza Conferenza Nazionale sulla Famiglia, organizzata dalla Presidenza del Consiglio della Repubblica Italiana, che si è aperta giorno 28 in Campidoglio.
Nel suo discorso Mons. Galantino ha osservato che nell’attività delle Istituzioni della Repubblica Italiana
” si è trovato il tempo di accelerare sui diritti delle convivenze, ma si dia almeno la stessa attenzione ai diritti degli italiani tenuti senza cittadinanza “ e che “ se sono intervenute cose nuove parliamone, ma cerchiamo di dire al popolo italiano il perché delle cose”. Questo ha detto il Monsignore, in seguito alla decalendarizzazione della legge sullo ius soli dai lavori parlamentari. Premesso che non sono conosciuti italiani senza cittadinanza e che, evidentemente, il Monsignore intendeva riferirsi a persone nate in Italia e per questo definiti “italiani”, le frasi del Monsignore suonano invece inquietanti per tutti gli italiani, anche se cattolici, apostolici, romani. Infatti, Monsignore, Ella che è un esponente di rango di uno Stato straniero, non ritiene quanto meno inopportuno avanzare valutazioni sull’ operato di un altro Stato sovrano ?
Eppoi, Monsignore: ”parliamone “?! Ma con chi? Con Lei? Con il Santo Padre? Ed ancora: chi? Una delegazione diplomatica della Repubblica Italiana? No, diplomatica no. Una delegazione politica, perché di politica si parla e di politica Ella parla; della politica di uno Stato sovrano straniero. Ma Ella, Monsignore, non ha torto; anzi, tutt’altro: ha ragione da vendere. Ed infatti uno sprovveduto giornalista, come parola dal sen fuggita, riferiva della visita del Presidente del Consiglio della Repubblica al Vaticano per caldeggiare i Centristi ( ma poi, chi sono costoro ?) del Parlamento Italiano a votare la legge. Ella ha ragione, Monsignore ! Ma se vuole commentare le leggi, o le non leggi, dello Stato Italiano; se vuole dettare quali siano le priorità da osservare e come osservarle, questa è politica Monsignore e questo è “fare politica “. Ora, che tra lo Stato del Vaticano e lo Stato Italiano i rapporti siano stati sempre molto stretti lo si sapeva, ma noi comuni italiani con cittadinanza non si era mai capito fino a che punto. Piuttosto, a ben pensarci, lo Stato del Vaticano è invece la più antica espressione politica d’Europa, vecchia (o giovane) di ben duemila anni, con la furba abolizione del potere temporale dei Papi diventata addirittura invincibile.
Una politica governata da un unico, possente partito che non conosce scissioni, rottamazioni, voltagabbana, crisi di governo ed elezioni anticipate. In una parola, eterno, che Ella ha rappresentato alla Conferenza Nazionale sulla Famiglia: la politica di uno Stato.
Certo, il precedente potrebbe apparire rischioso per gli italiani con cittadinanza: perché un domani potrebbero interferire la Francia, o la Germania o, perché no, il Burundi. Ma fino ad oggi non è successo.
Ma prendiamo atto che lo Stato Città del Vaticano, dopo il salotto di Bruno Vespa, è la quarta Camera della Repubblica Italiana.