Lo strappo del Veneto. La regione guidata da Luca Zaia ha infatti deciso di non seguire le linee guida del consiglio dei ministri italiano in merito alle vaccinazioni, prevedendo sì multe per i genitori che non vaccinano i primi figli ma senza negare loro l’ingresso a scuola fino al 2019.
Per i prossimi 2 anni dunque non ci sarà in Veneto alcun obbligo di presentare i documenti che accertino di aver eseguito le vaccinazioni obbligatorie per i bambini da iscrivere agli asili o a scuola. La gamma delle opzioni è vasta in mano al governo è vasta: si va dal ricorso al TAR fino all’ipotesi (estrema) di commissariamento della Regione.
Il ministro della salute Beatrice Lorenzin ha subito criticato la decisione in un’intervista al Corriere della Sera: “Reagiremo in tutti i modi, perché è in gioco la salute dei cittadini veneti. Gli amministratori devono sapere che si stanno esponendo a gravi responsabilità. Se derogano di due anni, si assumono la responsabilità di quello che può accadere in ogni struttura e ai singoli alunni. L’epidemia di morbillo non è finita. Senza vaccini non si potrà entrare a scuola. È un divieto sacrosanto”.
Perplessa la posizione anche del ministro Fedeli: “Non mi è chiaro quel che ha fatto la Regione Veneto, ne parlerò direttamente con l’ente, senza intermediazioni. Potrebbe trattarsi di una semplice proroga della non decadenza dell’iscrizione ma voglio vedere le carte. Senza certificato non si potrà frequentare”.
Secca però la risposta della Regione Veneto (che attende la pronuncia della Corte Costituzionale in merito al proprio ricorso): “La competenza sanitaria, specie per quel che attiene la declinazione sul territorio delle norme generali nazionali, è nostra”.