Nuovi spiragli di verità sul caso di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso in Egitto lo scorso anno. La procura de Il Cairo ha infatti trasmesso a quella di Roma gli atti relativi ad un nuovo interrogatorio cui sono stati sottoposti i poliziotti che hanno avuto un ruolo negli accertamenti sulla morte del giovane.
Il procuratore generale della Repubblica Araba d’Egitto, Nabil Ahmed Sadek, ha spiegato al procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, che è stata affidata ad una società esterna l’attività di recupero dei video della metropolitana. Attività che prenderà il via a settembre con una riunione tra l’azienda e la procura egiziana, alla quale sono stati invitati anche gli inquirenti italiani.
È stato inoltre concordato un nuovo incontro tra i due uffici, che sarà organizzato dopo la riunione di settembre “per fare il punto della situazione e confrontarsi su quanto fin qui raccolto e sui possibili ulteriori sviluppi investigativi“. “Entrambe le parti – si legge in una nota congiunta – hanno assicurato che le attività investigative e la collaborazione continueranno fino a quando non sarà raggiunta la verità in ordine a tutte le circostanze che hanno portato al sequestro, alle torture e alla morte di Giulio Regeni“.
“Alla luce degli sviluppi registrati nel settore della cooperazione tra gli organi inquirenti di Italia ed Egitto sull’omicidio di Giulio Regeni, il governo italiano ha deciso di inviare l’ambasciatore Giampaolo Cantini nella capitale egiziana, dopo che – l’8 aprile 2016 – l’allora Capo Missione Maurizio Massari venne richiamato a Roma per consultazioni”. Lo ha reso noto in una nota il ministro degli Esteri, Angelino Alfano.
Alfano aggiunge: “Il fatto che l’Egitto sia un interlocutore ineludibile su questioni di primaria importanza per l’Italia, come la stabilizzazione della Libia e la lotta al terrorismo, non significa che l’Italia intenda voltare pagina nella ricerca della verità sull’omicidio di Giulio Regeni. Al contrario, consegnerò all’ambasciatore Cantini una lettera di missione che conterrà tante raccomandazioni per seguire passo passo l’evolversi delle indagini sul caso che ci sta a cuore”.
“L’ambasciatore italiano a Il Cairo avrà, tra l’altro, il compito di contribuire alla azione per la ricerca della verità sull’assassinio di Giulio Regeni – spiega il premier Paolo Gentiloni – Una ricerca su cui prosegue la collaborazione tra le Procure dei due paesi, come chiarito dal procuratore Pignatone. Un impegno al quale non rinunceremo, come ho confermato anche oggi ai genitori di Regeni”.
Ma la famiglia Regeni non ci sta e fa sapere la sua “indignazione per le modalità, la tempistica ed il contenuto della decisione del governo italiano di rimandare l’ambasciatore a Il Cairo”. “Ad oggi, dopo 18 mesi di lunghi silenzi e anche sanguinari depistaggi, non vi è stata nessuna vera svolta nel processo sul sequestro, le torture e l’uccisione di Giulio. Solo quando avremo la verità l’ambasciatore potrà tornare a Il Cairo senza calpestare la nostra dignità“, affermano i familiari.