Leopoldo Lopez e Antonio Ledezma, due leader dell’opposizione che guidano le proteste contro Nicolas Maduro, sono stati arrestati dal servizio segreto venezuelano (Sebin). L’ordine di cattura sarebbe stato emesso proprio dal presidente: “Lo hanno preso a casa, ora non sappiamo nemmeno dov’è”, ha dichiarato la moglie di Lopez alla stampa locale.
Una reazione così dura e improvvisa di Maduro era difficilmente ipotizzabile. Lopez aveva denunciato la “brutale repressione della protesta” chiedendo alla comunità internazionale di non riconoscere il voto. L’appello è stato raccolto dagli Usa, che hanno imposto delle sanzioni contro Maduro congelando i suoi asset sotto la giurisdizione americana e vietando agli americani di fare affari con lui.
“Il voto illegittimo sull’Assemblea Costituente conferma che Maduro è un dittatore che non rispetta la volontà del suo popolo“, afferma il Tesoro Usa. “Con le sanzioni a Maduro, gli Stati Uniti chiariscono la loro opposizione alle politiche del suo regime e il proprio sostegno al popolo del Venezuela”. Nemmeno Cile e Perù sembrano intenzionati a rispettare il voto.
Intanto proseguono gli scontri. Da aprile sono 121 le persone morte in piazza in Venezuela e almeno 1.958 quelle ferite. Il bilancio è stato comunicato dalla procuratrice generale Luisa Ortega Diaz che, per la prima volta, attribuisce la responsabilità di queste morti: almeno il 25% di morti sono stati uccisi dalle forze dell’ordine e il 40% da gruppi di civili armati.
“Negli ultimi quattro mesi abbiamo un bilancio triste, 121 venezuelani hanno perso la vita. Grave, molto grave“, spiega il capo della procura generale in una conferenza stampa. Di queste 121 persone, secondo Ortega, dieci sono state uccise durante la giornata di domenica.