Il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato domenica 30 luglio che le missioni diplomatiche americane a Mosca e altrove in Russia dovranno ridurre il loro staff di 755 impiegati, con il ritorno forzato di questi ultimi negli Stati Uniti, se sono cittadini americani e non personale locale. Ciò segnala una significativa escalation nella risposta russa alle sanzioni americane legate alla presunta interferenza di Mosca nelle presidenziali Usa del 2016.
Gli Stati Uniti e la Russia hanno espulso dozzine di diplomatici in casi precedenti; però queste dichiarazioni di Putin, fatte in un’intervista con il canale televisivo Rossiya-1, implicano la singola più grande riduzione forzata di staff diplomatico nella storia delle relazioni fra i due paesi, comparabile solo con la chiusura dell’ambasciata Usa a Mosca per qualche mese nel 1917 in seguito alla rivoluzione bolscevica.
Le affermazioni del presidente russo sono state fatte, non casualmente, nei giorni in cui il vicepresidente Usa Mike Pence è in visita in Europa orientale, più nello specifico in Estonia, Georgia e Montenegro, per mostrare la solidarietà americana a nazioni che si ritengono vittime di pressioni e interferenze da parte di Mosca. Pence ha dichiarato a Tallinn, durante una conferenza stampa: “Il presidente Trump ha fatto capire molto chiaramente che le attività destabilizzatrici della Russia, specialmente in Ucraina sono inaccettabili. Firmerà presto le nuove sanzioni approvate dal congresso degli Stati Uniti. Rendendo chiare le nostre intenzioni ,ci aspettiamo che il comportamento russo cambi”.
Domenica notte, dopo l’intervista di Putin, un anonimo funzionario del dipartimento di stato Usa ha detto: ”Il governo russo ha chiesto alla missione diplomatica americana in Russia di limitare il proprio staff a 455 impiegati a partire dal primo settembre. È un atto deplorevole. Stiamo esaminando l’impatto di questa limitazione e le nostre risposte”. Già venerdìn 28 luglio il Cremlino aveva dichiarato, mentre il senato americano votava per rafforzare le sanzioni alla Russia, che alcuni diplomatici Usa sarebbero stati espulsi, ma a Washington non ci si aspettava una riduzione forzata così pesante.
Sarà colpita l’ambasciata a Mosca, ma anche le missioni consolari a San Pietroburgo, Yekaterinburg e Vladivostok. Ecco il commento di Andrei Kolesnikov, un giornalista del quotidiano russo Kommersant che conosce bene Putin e lo ha intervistato spesso dal 2000 ad oggi: ”Questo è un momento importante. Il nostro presidente sta definitivamente perdendo la pazienza con gli Stati Uniti”.
Il governo russo sta anche confiscando due proprietà diplomatiche americane, fra cui una dacia, in risposta alla decisione da parte dell’amministrazione Obama nel dicembre 2016 di confiscare due proprietà appartenenti alla Russia negli Usa. Ormai sembra ovvio che la Russia sta abbandonando le speranze di migliori relazioni con gli Usa con l’avvento al potere dell’amministrazione Trump.
Il viceministro degli esteri russo Sergei Ryabkov, in un’intervista di qualche giorno fa alla rete televisiva americana ABC ha dichiarato: ”Dovevamo rispondere in qualche modo. Abbiamo molti strumenti a nostra disposizione. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il fatto che il vostro senato abbia a larga maggioranza votato queste nuove sanzioni, per noi assolutamente inaccettabili”.
Il presidente Trump aveva promesso in campagna elettorale che avrebbe cercato in ogni modo di migliorare le relazioni con la Russia. Adesso, stretto fra lo scandalo del Russiagate e la decisa contrarietà degli apparati militari e di intelligence Usa, pare essersi rassegnato a proseguire con la linea dura dell’amministrazione Obama. La risposta di Putin non si è fatta attendere.