I carabinieri di Taormina (Messina), hanno tratto in arresto la scorsa notte due esponenti di “Cosa Nostra” etnea ritenuti responsabili – a vario titolo – di estorsione in concorso con l’aggravante del metodo mafioso. Si tratta di Francesco Antonio Faranda, ritenuto appartenente clan “Brunetto”, egemone nell’area sub-etnea nord-occidentale ed Emanuele Salvatore Blanco, ritenuto appartenente anch’egli al clan “Brunetto”.
La misura cautelare in carcere è stata emessa dal gip del Tribunale di Messina su richiesta del Procuratore Aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina e del sostituto Procuratore della Repubblica. I provvedimenti di carcerazione sono scaturiti dalla prosecuzione una più complessa attività d’indagine denominata “Good Easter”.
Nel mese di aprile 2017 si arrivò all’arresto di altri due esponenti di spicco di “Cosa Nostra” tra cui Carmelo Porto, ritenuto anche per pregresse vicende giudiziarie elemento apicale del clan mafioso “Cintorino”. Nella prima operazione apprendevano da fonti confidenziali la notizia che appartenenti a clan mafiosi operavano anche a Taormina tentando di sottoporre ad estorsione attività economiche e nello specifico rivendite di autovetture.
In questa circostanza invece i due soggetti tratti in arresto per estorsione in concorso, con l’aggravante di aver agito con il metodo mafioso, nello scorso aprile costrinsero un imprenditore titolare di agenzia del luogo a concludere un contratto di assicurazione di autoveicolo con targa di prova, nonostante la targa non fosse registrata alla banca dati.
“….Sono problemi tuoi, forza il sistema, premi il bottone e fammi la polizza..” e poi ancora: “…senti tu non lo sai chi sono io? Quando ti chiedo una cosa chiudi l’ufficio e vieni subito a casa mia, non ci vieni?”, altrimenti avrebbe sistemato con le maniere forti la faccenda.
Determinante anche questa volta è risultato essere il coraggio, la determinazione e la collaborazione dimostrata dall’imprenditore che in piena sinergia con la Magistratura di Messina e con i carabinieri ha permesso di assicurare alla giustizia i due pericolosi malviventi.
La loro opera, infatti, ha permesso agli inquirenti di respingere il fenomeno criminale che cercava di trovare spazio nella fascia costiera dell’Ionio e nei vicini comuni limitrofi. Gli stessi imprenditori denunciando hanno permesso il brillante risultato, frutto di un certosino lavoro di squadra, e che ha saputo, ridare la libertà a loro stessi che da tempo si vedevano costretti a pagare con i loro sacrifici “il pizzo” al sol fine di non avere minacce e ritorsioni ulteriori.