Corruzione, abuso d’ufficio e turbativa d’asta: questi i reati contestati ai 10 indagati finiti in manette questa mattina nell’ambito di un’inchiesta su presunte mazzette in una serie di appalti pubblici per la ricostruzione de L’Aquila dopo il terremoto del 2009. I carabinieri del capoluogo abruzzese hanno inoltre effettuato sequestri e perquisizioni nei territori di Teramo, Pesaro Urbino, Bari e Benevento.
L’inchiesta sulla ricostruzione coinvolge funzionari pubblici, professionisti e imprenditori, tra cui alcuni nomi eccellenti. Sono in tutto 35 gli indagati, di cui 10 agli arresti domiciliari e 5 interdetti dall’esercizio dell’attività professionale. Tutte le persone indagate esercitavano la propria attività in Abruzzo, Campania, Marche e Puglia.
Secondo quanto si apprende, le indagini dei carabinieri, coordinate dal procuratore capo Michele Renzo e dal pm Antonietta Picardi, sarebbero scattate grazie a degli spunti investigativi emersi da un’altra inchiesta. Sono state inoltre dimostrate le somme di denaro consegnate per vincere gli appalti. Decisive in questo senso le intercettazioni telefoniche e ambientali utilizzate dagli investigatori.