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“Totò Riina rischia una morte improvvisa” | Ma per i giudici può essere processato

“Totò Riina ha la piena capacità di intendere e di volere e quella di stare in giudizio”. Con questa motivazione i giudici milanesi hanno respinto la richiesta della difesa di sospensione del processo, nel quale è imputato per minacce al direttore del carcere di Opera.

“No” anche all’istanza di una perizia per valutare la capacità processuale. Il Tribunale ha evidenziato che nella relazione dei medici di Parma viene scritto che il boss è “vigile e collaborante”. I medici sottolineano però che la “cardiopatia di cui soffre espone costantemente” il boss di Cosa Nostra al “rischio di una morte improvvisa“.

È quanto si legge nella relazione dell’ospedale di Parma depositata nel processo in cui il boss corleonese è imputato per minacce nei confronti del direttore del carcere di Opera Giacinto Siciliano. La decisione è stata presa dai giudici della sesta sezione penale anche sulla base di tale relazione.

Il documento, firmato dal primario Michele Riva, chiarisce che “si tratta di un paziente estremamente fragile per l’età e per le numerose comorbilità da cui è affetto”, che soffre di una “cardiopatia ipocinetica post-infartuale” di “tale entità da condizionarne ogni attività”.

“È completamente dipendente in tutti gli atti quotidiani, ad eccezione dell’alimentazione ed è sempre più difficile comprendere quanto dice, soprattutto per esaurimento della capacità fonatoria – si legge ancora nella relazione – allo stato attuale il degente è vigile e collaborante, discretamente orientato nel tempo e nello spazio“.

Nell’ordinanza il presidente Raffaele Martorelli ha chiarito che ciò che andava valutato nel processo milanese è solamente la capacità processuale dopo che la Cassazione ha affermato “l’esistenza di un diritto di morire dignitosamente” e ha stabilito che la Sorveglianza aveva omesso di considerare “il complessivo stato morboso del detenuto e le sue condizioni generali di scadimento fisico”.

Per i giudici, in sostanza, Riina “comprende” ciò che succede e i processi a suo carico, mentre i difensori avevano fatto notare che aveva rinunciato a essere collegato in videoconferenza per l’udienza “perché firma le dichiarazioni senza comprenderle“. Il processo proseguirà il 17 ottobre con l’audizione del direttore del carcere di Opera.

Fabrizio Messina

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