L’ennesimo gesto estremo. Nel corso dell’assedio da parte delle truppe della colazione a guida Usa, l’Isis ha distrutto al-Nouri, la Grande Moschea di Mosul, dove i jihadisti sono da giorni sotto assedio e dove il 29 giugno 2014 Abu Al Baghdadi aveva proclamato il sedicente “Stato Islamico”.
A confermare l’accaduto sono le immagini satellitari e quanto riferito dal generale Abdulamir Yarallah: “I nostri soldati erano a soli cinquanta metri e si preparavano all’attacco, quando all’improvviso c’è stata una serie di scoppi. Hanno distrutto tutto, anche il minareto. É un altro grande crimine che hanno commesso”. Il premier iracheno Abadi, invece, parla di ammissione della sconfitta da parte di Daesh: “Il bombardamento del minareto al-Hadba e della moschea al-Nuri è una dichiarazione formale della loro sconfitta”.
Un evento di cui, però, stavolta, Isis non si assume la responsabilità e attacca la coalizione a guida USA: “Sono stati i loro bombardieri a raderla al suolo”. Gli Stati Uniti, che assieme alle truppe curie irachene ha ormai accerchiato i jihadisti nel centro storico della città, hanno però smentito l’esecuzione di bombardamenti in quell’area.
La Grande Moschea di Mosul (con il suo caratteristico minareto a torre pendente, alto 45 metri) era uno dei monumenti più famosi del Medio Oriente: venne costruita nel XII secolo, come simbolo della dominazione araba del tempo.
Aveva subito 2 ristrutturazioni: una nel XVI secolo, durante la dominazione persiana; l’altra nel 1942. Il minareto (salvo alcune opere di consolidamento per fermarne l’inclinazione) era rimasto nel suo stato originario.