Sono tredici le persone finite in manette tra Taranto e provincia perché ritenute responsabili di spaccio e traffico di ingenti quantitativi di stupefacenti con epicentro nel quartiere Tamburi. L’operazione, denominata “Sangue Blu, è l’epilogo di indagini dirette dalla Dda di Lecce, sullo spaccio di cocaina, eroina ed hashish da parte di soggetti responsabili anche di detenzione illegale di armi.
Sono state eseguite perquisizioni con l’ausilio di cani antidroga e di ricerca armi ed esplosivi. Nell’operazione sono stati impegnati circa 100 militari del Comando Provinciale Da Torre Annunziata e da Bari si rifornivano di ingenti quantitativi di droga che distribuivano poi a Taranto. La loro centrale era nel rione Tamburi.
L’accusa nei confronti degli arrestati è: associazione per delinquere finalizzata al traffico, trasporto e detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti; detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione illegali di armi. Le indagini sono state condotte tra il 2014 ed il 2016. Il traffico di droga era intenso e gli affiliati al clan usavano nelle loro conversazioni sia termini in codice per riferirsi alla droga, che appellativi rispetto ai loro nomi veri.
Lo stupefacente era infatti di volta in volta indicato come “Carne”, “Lamiere”, “La Macchina”, “Il Coso”, “La Moto”, “Il Caffè”. L’operazione è stata denomintata “Sangue Blu” perché, spiegano i carabinieri, uno degli arrestati, in una conversazione intercettata, “fa emergere la propria idea di essere il “capo” di una famiglia di “rango”, una famiglia appunto di sangue blu. E a tale affermazione – spiegano ancora gli investigatori – sia la moglie che la figlia reagivano asserendo come il congiunto si sentisse un re, un boss con idee bellicose in testa“.
Il denaro ricavato dallo spaccio veniva utilizzato per nuovi approvvigionamenti, oltre che per la remunerazione delle figure “operative” dell’organizzazione: i custodi, i corrieri, le staffette e gli spacciatori al dettaglio. Il clan era guidato da Francesco Vitale, nullafacente, e la moglie, Rosa De Leonardo, casalinga, arrestati e trasferiti in carcere, “entrambi pregiudicati per reati in materia di spaccio di sostanze stupefacenti”.
I due, annotano i carabinieri, “avevano creato una struttura criminale solida, ma al contempo avvedutamente molto ristretta, occupandosi – anche in prima persona – di tutte le attività normalmente suddivise tra vari associati: acquisto della droga dai fornitori, trasporto nei luoghi di custodia, taglio e suddivisione, consegna agli incaricati dello spaccio sulle piazze, riscossione dei proventi, condividendo con pochissimi fidati i programmi, i mezzi e gli strumenti della struttura criminale”.
In carcere in quanto coinvolti nell’associazione per delinquere “e stretti e fidati collaboratori della coppia”: Gaspare Bevilacqua, Cataldo Catapano, Francesco De Bartolomeo, Michele Derchia, Alessandro Masella, Girolamo Masella, Angelo Pizzoleo (arrestati e condotti in carcere).
“Esterni all’associazione per delinquere ma tra i più assidui fornitori del sodalizio criminale” sono invece: Diego Vestita, Alessandro Castiglione, Leonzio Fontana, Tiziano Galileo (tutti ai domiciliari). I carabinieri, nel corso dell’operazione, hanno rinvenuto anche 15mila euro in contanti, in banconote di piccolo e medio taglio.