I guai per Donald Trump sembrano non finire mai. Il presidente statunitense sta per essere denunciato dai procuratori generali del Maryland e di Washington “per aver accettato denaro e benefici da governi stranieri attraverso il suo impero aziendale”, violando le norme anticorruzione durante la campagna elettorale.
Oggetto della controversia il Trump International Hotel, aperto l’anno scorso affittando l’ex ufficio postale centrale, la cui gestione potrebbe comportare la violazione dell’impegno (assunto sotto giuramento) da parte del presidente di non occuparsi di affari privati.
La causa è fondata sulla ‘emoluments clause‘, la clausola anti-corruzione della Costituzione Usa, secondo la quale i pubblici ufficiali non possono accettare denaro da governi stranieri senza autorizzazione del Congresso.. La causa si fonda sulla scelta di Trump ha scelto di mantenere la proprietà della sua società una volta diventato presidente.
La giornata negativa per la Casa Bianca però non si ferma qui: la Corte d’appello del nono circuito federale ha deciso di confermare la sospensione alla seconda versione del “travel ban”, ritenendo che tale ordine esecutivo, firmato a marzo dal presidente e che va contro l’ingresso di migranti e cittadini provenienti da sei Paesi a maggioranza musulmana, vada “oltre la sua autorità”.
E intanto arrivano anche le pesanti accuse dell’ex procuratore di Manhattan, Preet Bharara. L’uomo fu Licenziato da Donald Trump perché “non volevo rispondere alle sue telefonate“. All’emittente Abc, Bharara sottolinea di trovarvi molte similitudini con il licenziamento del direttore dell’Fbi James Comey.
Bharara fa parte del gruppo dei 46 procuratori che a marzo hanno lasciato l’incarico su pressione della Casa Bianca. Dal momento della sua elezione, Trump ha iniziato a fare “telefonate molto inusuali” a Bahrara cercando apparentemente “di coltivare una sorta di rapporto”, ha detto l’ex procuratore.
Bahrara ha quindi rifiutato di rispondere al presidente perché pensava che fosse “inappropriato”. “Ventidue ore dopo mi è stato chiesto di dimettermi con altre 45 persone – ha raccontato – ancora oggi non ho idea del perché sia stato licenziato. Quando ho letto queste storie sul presidente che contattava James Comey mi è sembrato una sorta di deja vu”, ha commentato.
“Il numero di volte che il presidente Obama mi ha chiamato in sette anni e mezzo è stato zero. Ed è proprio zero il numero di volte che io mi aspetto di essere chiamato dal presidente degli Stati Uniti”, ha rimarcato Bharara, procuratore nominato da Obama e sempre indipendente rispetto all’autorità politica.
Il leader dem al Senato, Charles Schumer, intende invitare Donald Trump a testimoniare nell’ambito delle indagini parlamentari sul Russiagate. Era stato lo stesso presidente a dichiararsi disponibile a deporre, sotto giuramento, per rispondere alle accuse dell’ex capo dell’Fbi, James Comey. I senatori si consulteranno con Robert Mueller, il procuratore speciale nominato dal dipartimento di giustizia.
Intanto la first Lady Melania Trump e il figlio Barron undicenne si sono trasferiti da ieri sera alla Casa Bianca. Finora, a quasi sei mesi dall’investitura del marito, l’ex modella di origine slovena e l’unico figlio della coppia presidenziale avevano vissuto a New York per consentire a Barron di terminare l’anno scolastico.
Ed il presidente (invitato a testimoniare sul Russiagate dal leader dei democratici al Senato, Charles Schumer) prosegue nel proprio attacco mediatico all’ex capo del FBI: “‘Penso che le fughe di notizie di Comey saranno molto più diffuse di quanto chiunque abbia ritenuto possibile. Totalmente illegale? Molto da codardi”, ha affermato Donald Trump su Twitter.