Via libera dalla Commissione Affari costituzionali della Camera al testo sulla nuova legge elettorale del relatore Emanuele Fiano. Il provvedimento sarà esaminato dall’Aula di Montecitorio martedì alle 12. I lavori erano ripresi lunedì mattina dopo la “full immersion” di domenica. Sono stati votati tutti gli emendamenti agli articoli con le norme sulle elezioni della Camera e sul Senato.
“Domani porteremo in aula un testo buono, coerente e razionale”, aveva detto Fiano. “Siamo in dirittura d’arrivo, il lavoro è stato portato sostanzialmente a termine con l’approvazione del mio maxi-emendamento che contiene il corpo della legge elettorale”. Restano da votare solo alcuni emendamenti sulle esenzioni per la raccolta delle firme a sostegno delle liste.
Secondo Fiano, “il fatto politicamente più rilevante è che la legge elettorale sia approvata da una maggioranza larga che rappresenta l’8’% delle forze politiche”. “E questo è anche un elemento pacificante: si fa una legge non nell’interesse di qualcuno” , ha aggiunto.
“Quello sulla nuova legge elettorale è un accordo di potere fra i capipartito che vorrebbe espropriare il Presidente della Repubblica dei suoi compiti”, ha detto Massimo D’Alema. Ma il leader del M5S Beppe Grillo attacca: “Mdp, il nuovo partito dei cambia casacca come D’Alema, ha una paura fottuta di andare alle elezioni“.
L’accordo Pd-M5S-Fi-Lega sul modello tedesco sembra essere abbastanza solido, ma la minoranza del Pd attacca sul proporzionale e sulla possibile alleanza con Fi. La Commissione ha approvato l’emendamento che elimina i capilista bloccati, come chiedevano la minoranza interna del Pd, Si, Mdp, CI, Lega e Des-Cd. In pratica, in ogni circoscrizione, la graduatoria degli eletti che spettano a ciascun partito non parte più dal capolista della lista proporzionale.
Saranno prima eletti i candidati piazzatisi primi nei rispettivi collegi, poi i candidati della lista proporzionale, e infine i restanti candidati nei collegi uninominali.
È stato poi approvato l’emendamento alla legge elettorale che abroga le pluricandidature. Un candidato si potrà presentare solo in un collegio e in una lista proporzionale. In precedenza era prevista la possibilità di presentarsi nel collegio e in tre diverse liste circoscrizionali. In favore hanno votato Pd, M5s, Lega, Mdp e Fi, per la quale però Francesco Paolo Sisto ha sollevato dei dubbi. Contro si sono espressi Fdi, Ap, Des-Cd.