L’ultimo rapporto pubblicato dai militari americani comunica che sono almeno 332 i civili uccisi per errore tra marzo e aprile nei raid aerei della coalizione anti-Isis guidata dagli Stati Uniti, in Siria e Iraq.
Dall’inizio dell’operazione ‘Inherent Resolve’ contro lo Stato Islamico, nell’estate del 2014, le vittime sono almeno 484. Ma il dato che pressiona è che negli ultimi due mesi, dall’insediamento di Donald Trump, c’è stato un forte aumento dei morti.
La maggior parte delle vittime definite ‘collaterali’ delle incursioni della coalizione è avvenuta a Mosul, dove almeno 105 civili, tra cui molte donne e bambini, sarebbe rimasti sotto le macerie di un edificio abbattuto dai missili. Edificio in cui si nascondeva un gruppo di militanti jihadisti.
Ma è guerra di numeri visto che alcune ci sono organizzazioni non governative, come Airwars, denunciano la scarsa veridicità delle cifre ufficiali. Per quest’ultima, in realtà, il numero dei morti dal 2014 ad oggi sarebbe di oltre 3.800.
Ciò che emerge senza alcun dubbio è che la guerra sul campo contro l’Isis si è fatta più serrata rispetto ai tempi dell’amministrazione Obama con Trump che ha impartito direttive ben precise negli ultimi mesi, dando al Pentagono, ai vertici militari e alla Cia molta più autonomia nel decidere tempi e modalità delle operazioni, per renderle più tempestive ed efficaci.