La Procura di Milano sta indagando su una decina di fascicoli, alcuni dei quali riguardanti anche più minori, casi di suicidio e gesti di autolesionismo, sui quali al momento c’è massimo riserbo.
Al momento non sembrano esserci però riscontri sul fatto che possano rientrare nel cosiddetto “Blue Whale”, il presunto “gioco” sul web che può spingere le vittime al suicidio. Le inchieste sono aperte per istigazione al suicidio ma allo stato attuale risultano senza indagati.
“Nelle ultime due settimane – ha chiarito Ciro Cascone, a capo della Procura per i minori milanese – abbiamo ricevuto più di una decina di segnalazioni, da Milano e dalle province lombarde. Alcuni sembrano falsi allarmi. Su tre o quattro casi, invece, ci stiamo concentrando particolarmente”.
Cascone, che ha descritta il fenomeno come una “stupida moda”, ha raccontato che si stanno approfondendo le vicende segnalate da alcune scuole che coinvolgono una ragazzina nata nel 2002, due nate nel 2004 e un ragazzino di 12 anni. Le vittime si sarebbero inflitte “taglietti sulle labbra”, ma non solo, e hanno parlato tutte di un “curatore” che le avrebbe agganciate online per poi proseguire le comunicazioni su WhatsApp, dove sarebbero state inviate le foto delle “prove superate”.
Nel frattempo, il comandante provinciale dei Carabinieri di Milano, Canio Giuseppe La Gala, ha spiegato che “è stata costituita una squadra ad hoc di investigatori per effettuare il monitoraggio e l’analisi su base regionale, per studiare il fenomeno e individuare i soggetti a vario titolo coinvolti”. E ha sottolineato “la necessità di non creare situazioni di ingiustificato allarme”.