L’inchiesta denominata “Russiagate” va ampliandosi a macchia d’olio. Se da un lato l’ex consigliere per la Sicurezza nazionale del presidente americano Donald Trump, Mike Flynn, ha acconsentito a consegnare alcuni dei documenti richiesti dalla commissione intelligence del Senato, dall’altro emerge un nuovo “protagonista” nelle indagini sulle presunte influenze russe sulle elezioni americane.
Si tratta di un ex addetto stampa della Casa Bianca di Trump, Boris Epshteyn. Lo stesso Epshteyn ha confermato alla Abc di aver ricevuto richiesta di informazioni e di testimonianza da parte della commissione Intelligence della Camera, che guida uno dei filoni dell’inchiesta.
L’ex collaboratore di Trump, 34enne di origini russe, ha fatto parte del gruppo di addetti stampa alla Casa Bianca fino allo scorso marzo, quando si è dimesso. Quanto a Flynn, scrive il Wall Street Journal, i documenti consegnati sono relativi alle sue aziende.
A livello internazionale, intanto, tiene banco l’accordo sul clima di Parigi e i relativi tentennamenti del presidente americano. “Vuole un’intesa equa per il popolo americano. Farà un annuncio a breve”, ha dichiarato ieri il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, dicendo di non sapere se il presidente considera reale il cambiamento climatico, perché non glielo ha mai chiesto.
Trump, durante la campagna elettorale aveva promesso il ritiro degli Usa dalla storica intesa globale, siglata il 12 dicembre del 2015 da 195 Paesi, e aveva definito il cambiamento climatico “uno scherzo dei cinesi“. In seno alla Casa Bianca, spingono per il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi, il capo stratega Stephen Bannon e il capo della Environmental Protection Agency (Epa), Scott Pruitt.
Di contro le pressioni perché l’America non rinunci all’accordo arrivano dal segretario di Stato Rex Tillerson, dalla figlia Ivanka Trump e dal marito Jared Kushner nonché dal direttore del consiglio economico, Gary Cohn, che la scorsa settimana ha definito “in evoluzione” la posizione di Trump.
Le aziende americane, con la Exxon Mobil in testa, sembrano compatte nel reclamare il rispetto degli impegni di Parigi. Il Financial Times ha pubblicato il contenuto di una lettera inviata a Trump dall’amministratore delegato della Exxon, Darren Wood, nella quale si sottolinea l’importanza di rispettare l’intesa per garantire un equo piano di gioco agli Usa e perché investire in tecnologie per tagliare le emissioni significa creare sviluppo.
Apple, Facebook, Morgan Stanley, Tiffany e Gap, sono solo alcune delle società che hanno acquistato intere pagine di spazi pubblicitari sui grandi quotidiani come il New York Times o il Wall Street Journal, per segnalare come le tecnologie per l’energia pulita creino “lavoro e crescita economica“.
Infine la nuova polemica. Stando all’Associated Press, il presidente degli Stati Uniti avrebbe dato il suo numero di cellulare ai leader stranieri, invitandoli a chiamarlo direttamente sul suo telefonino. La pratica può risultare particolarmente rischiosa per il commander in chief, le cui comunicazioni con leader stranieri vengono condotte solitamente lungo linee cosiddette ‘sicure’.