L’intero piano di ricollocazione profughi sta fallendo. È questo l’allarme lanciato dal Parlamento di Strasburgo che al tempo stesso bacchetta i Paesi europei, rei di aver accolto finora “soltanto un minore non accompagnato”.
Al 27 aprile erano stati ricollocati 17.903 richiedenti asilo: 12.490 dalla Grecia e 5.920 dall’Italia. “Un dato – scrivono i promotori della risoluzione – che equivale ad appena l’11 per cento degli obblighi assunti”.
Soltanto la Finlandia e Malta rispettano gli obblighi. E la sola Finlandia lo fa “sistematicamente” soltanto per i “minori non accompagnati”.
Ungheria e Slovacchia rifiutano la ricollocazione e hanno portato la commissione Ue davanti alla Corte europea di giustizia mentre Austria, Polonia e Repubblica Ceca sono fra i Paesi che fanno di meno.
Poi ci sono anche alcuni Stati membri che utilizzano criteri restrittivi e discriminatori nel rifiutare le quote di accoglienza, ovvero ricollocano soltanto le madri sole o escludono richiedenti di alcune nazionalità, ad esempio gli eritrei. Al 7 maggio scorso, ad esempio, la Grecia si era vista respingere 961 persone che avevano i requisiti per essere trasferiti altrove.
Il Consiglio europeo si è impegnato a garantire il traguardo di 160 mila ricollocazioni, ma sembra una cifra molto lontana dall’essere raggiunta. L’Europarlamento chiede agli Stati di privilegiare i minori non accompagnati e altri “richiedenti vulnerabili”.
Infine, Strasburgo chiede alla commissione di impartire le sanzioni.