Taormina si è trasformata nel centro della diplomazia internazionale per la riunione del G7, con il presidente statunitense Donald Trump e i leader di altri 6 grandi paesi chiamati a discutere i problemi che dominano l’attualità internazionale. Le discussioni fra i leader di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti toccano molti temi, dalla situazione economica mondiale alla guerra civile siriana, dalla Russia alla lotta all’Isis. Ci sono leader ormai in carica da anni, come la cancelliera tedesca Angela Merkel e il premier giapponese Shinzo Abe, ma anche volti nuovi come lo stesso Trump e il neo presidente francese Macron.
Su molti temi in discussione, in effetti, il vulcanico Donald e gli altri leader hanno idee molto diverse. Partiamo dalla Russia. Esclusa dal summit per il terzo anno consecutivo, Mosca è vista con preoccupazione dagli apparati di intelligence europei, per il rifiuto di restituire agli ucraini la Crimea, annessa nel 2014, per il sostegno militare ai separatisti nell’Est della stessa Ucraina e anche per le interferenze nelle elezioni presidenziali americane e francesi. Trump sta tentando a tutti i costi di riavvicinare Stati Uniti e Russia, ha condiviso con il ministro degli esteri di Mosca Lavrov preziose informazioni di intelligence e non ha mai fatto pubbliche dichiarazioni sul conflitto ucraino. Inoltre, membri dello staff della sua campagna elettorale sono sospettati di aver avuto contatti nel corso del 2016 con l’intelligence russa.
Passiamo all’Isis. Il tragico attentato di Manchester pesa parecchio, inevitabilmente, sulle discussioni del G7; se americani ed europei sono d’accordo nel considerare la sconfitta di questa organizzazione terroristica come una priorità assoluta, i metodi per arrivarvi divergono in maniera sostanziale. L’approccio di Trump è molto duro e militarista, come dimostra il Muslim Ban varato nelle prime settimane della sua amministrazione; gli europei invece enfatizzano molto di più la cooperazione d’intelligence, anche con i paesi arabi e musulmani e la lotta ai finanziatori dell’estremismo jihadista.
Poi, il problema del cambiamento climatico. Trump in campagna elettorale ha promesso di ritirare gli Stati Uniti dagli accordi sul clima di Parigi del 2015 e in effetti ha già firmato una serie di executive orders che smantellano alcune politiche dell’amministrazione Obama che assicuravano una riduzione delle emissioni di carbonio da parte degli Stati Uniti. Ciò sconcerta europei, canadesi e giapponesi (in particolare il presidente francese Macron) e potrebbe essere motivo di duri faccia a faccia nel corso del G7.
Infine, l’economia. L’amministrazione Trump ha promesso alla propria opinione pubblica di rinegoziare importanti accordi internazionali sul libero commercio, in modo da renderli più favorevoli agli Stati Uniti. I leader degli altri 6 paesi cercheranno di fare in modo che le loro economie non soffrano a causa del nuovo approccio di Trump. I giapponesi sono rimasti particolarmente scottati dal fatto che il neo presidente Usa abbia demolito la Trans-Pacific Partnership; i canadesi temono una rinegoziazione del Nafta; gli europei sono preoccupati per l’eventualità di pesanti dazi sulle proprie esportazioni negli Usa. Photo opportunities e sorrisi di facciata a parte, in questo momento a Taormina stanno probabilmente volando gli stracci.