Il Decreto ministeriale 70 del 2015, quello che stabilisce i nuovi standard ospedalieri per pubblico e privato, è stato al centro dell’assemblea generale dell’Aiop, l’associazione italiana ospedalità privata che si è svolta a Palermo e dalla quale è emersa la necessità di una adeguata “manutenzione” della legge. Il D.M. 70 rappresenta il più recente tentativo di riorganizzazione della rete ospedaliera nazionale, con l’individuazione di criteri omogenei in tutto il territorio, suscitando però ampie perplessità per la sua rigidità e per la sua concezione centralista, che tende a limitare l’autonomia regionale e le scelte di cura dei cittadini. Il decreto non appare, altresì, orientato a favorire il pluralismo degli erogatori ed attua una visione particolarmente penalizzante per le piccole strutture ospedaliere, limitatamente a quelle di diritto privato.
Ancora di più preoccupa che i criteri non tengano conto dell’adattamento alle differenti realtà regionali, impongano specialità previste secondo bacini d’utenza rigidi senza un’analisi dei flussi dei pazienti, impongano un numero minimo di posti letto per acuti diverso rispetto ad altre realtà europee, senza la certezza di una reale alternativa di cura territoriale. Inoltre, non assicurano una gradualità del processo di riorganizzazione secondo il modello hub and spoke e non considerano le numerose realtà sanitarie intermedie frutto anche di investimenti sostanziosi. Per questi motivi l’AIOP, forte dell’esperienza dei suoi 500 associati, ha deciso di interrogarsi sulla reale applicabilità del D.M. 70/15 e sull’opportunità di introdurre elementi di elasticità applicativa e momenti di revisione condivisa dai diversi operatori.
Il Presidente AIOP nazionale, Gabriele Pelissero: “Nell’intenzione del legislatore il D.M. 70/15 avrebbe dovuto rendere prioritarie la definizione sull’intera rete nazionale di standard qualitativi sicuri e una riorganizzazione tesa ad un uso appropriato delle risorse disponibili. Tuttavia la sua applicazione, nel vivo delle realtà sanitarie italiane, ha mostrato alcune importanti criticità, prima fra tutte l’estrema rigidità del criterio che vincola la programmazione ospedaliera regionale nel rapporto con gli erogatori privati per i quali, alcuni indicatori, non sono idonei a verificarne la effettiva qualità. AIOP, quindi, – continua Pelissero – auspica che il regolamento Balduzzi possa essere revisionato, al fine di renderlo più elastico nella sua implementazione e dare la possibilità a ciascuna Regione di tenere conto delle peculiarità locali e della importante componente privata, che rappresenta una risorsa che non va dispersa, in quanto promotore di efficienza e servizi in tutto il Paese nell’interesse dei cittadini. Ritengo che, di fatto, quanto avvenuto in Sicilia rappresenti la dimostrazione concreta che con il dialogo, con il buon senso e con un po’ di flessibilità il Dm 70 possa essere implementato senza troppi traumi”.
Barbara Cittadini, Presidente AIOP Sicilia: “In Sicilia siamo stati costretti ad affrontare, per primi ed in tempi brevi, il tema dell’applicazione del DM n. 70/15, in considerazione dell’esigenza improcrastinabile che la Regione aveva di rielaborare la rete ospedaliera regionale, per far fronte ad alcune emergenze che non potevamo non tenere nella dovuta considerazione. Abbiamo, quindi, attivato un confronto, sereno e collaborativo con la Pubblica Amministrazione, per addivenire ad un progetto che, pur nel rispetto inevitabile dei principi del D.M. n.70/15, consentisse, comunque, a tutte le aziende associate, attraverso l’efficientamento della propria offerta, di rimanere nella rete e di salvare il patrimonio di risorse umane, know how e tecnologie che rappresentano. Nel corso del confronto istituzionale – ha dichiarato la vice presidente Cittadini – abbiamo avuto modo di evidenziare che per riorganizzare, in maniera efficiente, la rete ospedaliera è indispensabile, innanzitutto, analizzare la realtà nella quale si opera, comprendere i bisogni del territorio e non eliminare acriticamente, con un tratto di penna, realtà che svolgono un ruolo importante per la comunità e che vanno soltanto efficientate. Abbiamo sostenuto che la riconversione non può avere riguardo, asetticamente, solo al numero di posti letto presenti nella struttura, ma deve tenere conto, anche, del fabbisogno, del dato epidemiologico, delle peculiarità territoriali, della qualità delle strutture, che non possono essere misurate, semplicisticamente, con volumi e indici occupazionali. E, soprattutto, abbiamo dimostrato che alcuni criteri del Balduzzi, come l’indice occupazionale, non sono adeguati a valutare le performance del privato, perché lo stesso è soggetto a tetti di spesa invalicabili, che impediscono di esprimerne le reali potenzialità. Abbiamo sempre tenuto presente che dovevamo operare una scelta di responsabilità nei confronti di tutti gli stakeholders di sistema. Attraverso, quindi, una rimodulazione spontanea, ma coerente con i principi di legge vigenti, siamo addivenuti ad un progetto, in linea di principio, condiviso. Oggi – conclude la Cittadini – sono soddisfatta, non solo come imprenditore, ma anche come siciliana, che la nostra Regione abbia potuto realizzare la rete ospedaliera, effettuando un efficientamento reale della rete privata che, se, da un lato, comporterà delle modifiche organizzative delle nostre strutture e, dunque, dei sacrifici, dall’altro, contribuirà a dare una risposta adeguata alla domanda di salute dei siciliani. Il nostro è stato un esempio virtuoso di come si possano raggiungere, attraverso la lungimiranza e il coraggio degli imprenditori da un lato e la disponibilità al confronto della Pubblica amministrazione dall’altro, obiettivi importanti per la sanità e la collettività”.