Il 23 maggio è una data storica per i palermitani e per tutti gli italiani. Una data che rappresenta anche, nel suo dolore, una svolta per tutta la comunità. E puntuale, come ogni anno, tornano le iniziative per ricordare il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta che morirono nella strage di Capaci.
Sono passati ben 25 anni da quel tragico 23 maggio del 1992 eppure indelebile è il ricordo di quella terribile domenica dal sapore estivo.
Oggi, nell’ambito delle manifestazioni organizzate dalla Fondazione Falcone e dal ministero dell’Istruzione per la commemorazione no solo della strage di Capaci ma anche di quella di via D’Amelio in cui hanno perso la vita, sempre venticinque anni fa, il giudice Paolo Borsellino e gli uomini della scorta, ben 70.000 studentesse e studenti saranno protagonisti di #PalermoChiamaItalia.
Dal 2015 la manifestazione organizzata in occasione del 23 maggio, prima concentrata a Palermo, è stata estesa a tutto il Paese, attraverso le ‘Piazze della Legalità’, spazi dedicati al dibattito e alle testimonianze, che quest’anno saranno in nove città: Milano, Teramo, Roma, Foggia, Bari, Trieste, Gorizia, Napoli, Vibo Valentia.
Stamattina al porto di Palermo è attraccata la nave della legalità, partita ieri pomeriggio da Civitavecchia. I ragazzi presenti hanno incontrato le istituzioni e si sono confrontati sull’educazione alla cittadinanza e sull’eredità di Falcone e Borsellino. A bordo il presidente del Senato, Pietro Grasso; il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti; il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini; il professor Nando Dalla Chiesa.
L’arrivo della nave ha aperto la giornata di commemorazione che vede il suo momento istituzionale nell’Aula Bunker del carcere dell’Ucciardone, luogo simbolo del Maxiprocesso a cosa nostra. Per la prima volta l’aula bunker si è trasformata anche in una galleria d’arte. Eccezionalmente, per il 25° delle stragi, ospita l’inaugurazione della mostra ‘Fidelis’ con alcune delle opere d’arte ritrovate dal comando carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale.
“Con la decisione simbolica, fortissima, di rendere accessibili a tutti i cittadini gli atti del Csm relativi a Giovanni Falcone diciamo che il Consiglio si è riconciliato con la memoria del magistrato“. Lo ha detto Giovanni Legnini, vice presidente del Csm a margine della cerimonia organizzata all’Ucciardone. “In questo modo – ha aggiunto – si può avere contezza delle idee di Falcone delle sue proposte e della cultura della giurisdizione che aveva”.
Il procuratore generale di Caltanissetta, Sergio Lari, ha voluto aggiungere che “il Csm di una volta, come posso testimoniare, inflisse tante amarezza a Giovanni Falcone, ero vicino a lui in quei drammatici momenti. Non venne riconosciuto a Falcone il suo più grande merito, quello di costruire il maxi processo che sancì la fine di Cosa nostra e spinse questa feroce organizzazione criminale a decretare la sua morte e quella di Paolo Borsellino”.
“I nostri magistrati, appoggiati dalla società civile, hanno dato grandi colpi alla mafia, ma non abbiamo detto che abbiamo vinto”, è l’allarme lanciato da Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni, a margine delle commemorazioni.
Due cortei, da via D’Amelio e dall’Aula Bunker, si sono ritrovati all’Albero Falcone, in via Notarbartolo per il momento del Silenzio, alle ore 17.58, l’ora in cui è avvenuta la strage di Capaci.
Ma c’è una nota polemica. Il presidente della Corte d’Assise che celebrò il maxi-processo, Alfonso Giordano, ha dichiarato: “Sono assai dispiaciuto di non aver potuto partecipare, nella mia città, alle corali manifestazioni per la ricorrenza dell’anniversario della morte di Giovanni Falcone, collega che ho sempre stimato ed apprezzato. E ciò unicamente per non essere stato invitato da parte di chi rappresenta la Fondazione Falcone”.