Sono sbarcati all’alba del 6 maggio i 394 migranti giunti al porto di Catania a bordo della nave Phoenix della Ong Moas, intervenuta in pieno mare Mediterraneo e che ha recuperato anche il cadavere di un giovane profugo.
La storia riferita dai testimoni è drammatica: il giovane sarebbe infatti stato ucciso a bordo cui un gommone da uno dei trafficanti che voleva da lui il suo cappellino da baseball. Il ragazzo è stato freddato con dei colpi di pistola dopo essersi rifiutato di consegnarglielo.
Il fatto sarebbe emerso in base alle testimonianze raccolte dai soccorritori delle Ong e poi confermato in seguito all’ispezione del corpo senza vita della vittima. A indagare sulla vicenda è ora anche la squadra mobile della polizia di Stato, che è salita a bordo per procedere alle indagini disposte dalla procura distrettuale di Catania e confermare quanto scoperto dalla ONG (le testimonianze da esse raccolte non hanno valore probatorio).
A intervenire sul tema delle ONG (da giorni nell’occhio del ciclone) è proprio la fondatrice di MOAS, Regina Catrambone, che ha parlato con la stampa proprio a Catania, in riferimento a le dichiarazioni rese dal procuratore Zuccaro.
“Avrà avuto i suoi buoni motivi per parlare – afferma – ma le sue parole hanno creato un effetto domino. Non si può fare politica sulla pelle delle persone, ma intervengano per fare arrivare queste persone legalmente, con corridoi umanitari, con misericordia. I migranti prima di partire pagano il prezzo del viaggio e al trafficante non gli importa poi se muoiono e vivono”.