“Ha detto che non ce la faceva più ad affrontare la gogna mediatica e si è tagliato le vene”. Queste le prime parole concesse dal legale di Luigi Garofalo, il detenuto accusato di atti persecutori nei confronti della moglie, protagonista di un drammatico tentativo di suicidio nella sua cella.
Nelle ore precedenti la convalida dell’arresto, la moglie dello stalker si era detta preoccupata per la sua vita se l’uomo fosse stato liberato. L’uomo era stato arrestato una prima volta lo scorso 8 marzo dopo che aveva puntato una pistola, forse una scacciacani, contro il figlio 19enne che, a suo dire, prendeva le parti della madre.
Mercoledì scorso, poi, uscito dal carcere e messo ai domiciliari, si era recato al bar di famiglia nel quartiere torinese di Barriera di Milano. In questa occasione l’ex moglie ha raccontato di essere stata minacciata, anche di morte, ma l’uomo ha negato gli addebiti.
Garofalo ha mandato alla donna anche una lettera, nella quale si diceva pentito, per assicurarle che non intendeva fare del male a nessuno: “Io non gli credo, l’ho fatto troppe volte – aveva risposto l’ex compagna -. Non gli auguro il male, ma il mio aiuto non lo avrà mai”.