Le elezioni presidenziali francesi di aprile e maggio 2017 potrebbero nello stesso tempo distruggere o rafforzare l’Europa. In effetti le posizioni dei vari candidati su questo tema non potrebbero essere più diverse, con conseguenze opposte in caso di vittoria. Con due convinti euroscettici e un egualmente fervente pro-europeo tra i quattro contendenti con qualche chances di raggiungere il ballottaggio queste elezioni appaiono cruciali per il futuro dell’Unione.
Diplomatici e funzionari europei appaiono generalmente non convinti che la Francia, membro importantissimo dell’Unione, possa effettivamente lasciare l’Europa. Questo malgrado l’idea sia accarezzata sia dal candidato di estrema sinistra Jean Luc Melenchon, sia dalla sua rivale di estrema destra, Marine Le Pen. Ciò che invece realmente preoccupa le elites di Bruxelles è l’idea di una Francia oppositiva, cioè che resti in Europa adottando però posizioni ostruzionistiche simili a quelle dei paesi dell’Est Europa.
All’Unione Europea, tormentata dal Brexit, dai rigurgiti nazionalisti, dalla crisi migratoria e dalla scarsa crescita economica, servono con urgenza buone notizie. Una vittoria del candidato liberale e centrista Emmanuel Macron, molto pro-europeo, potrebbe dare alla Francia un’opportunità di riformarsi e rilanciare l’idea di Europa. Secondo i sondaggi Macron, se arrivasse al secondo turno, avrebbe molte chances di vittoria.
Questa l’opinione di Charles Grant del think thank “Center for European Reform”: ”Una vittoria di Macron mostrerebbe che i centristi liberali e pro-europei hanno ancora un futuro politico nel continente. Macron vuole riformare l’economia francese e rafforzare la posizione del proprio paese nell’Unione”.
Una vittoria del leader di En Marche significherebbe che dopo il doppio shock della Brexit e dell’elezione di Donald Trump negli Stati Uniti la fine del liberalismo, della globalizzazione e dell’Unione Europea non sono inevitabili. Potrebbe anche ravvivare lo stantio motore franco-tedesco, da sempre cuore di ogni iniziativa europea; sicuramente una Francia con Macron presidente adotterebbe una posizione più dura nei confronti della Gran Bretagna nel negoziato sul Brexit, almeno stando alle sue dichiarazioni in campagna elettorale.
Il candidato di centro-destra Francois Fillon del partito dei Republicains, tormentato dagli scandali, non ha parlato molto di Europa nel corso della propria campagna elettorale; nel suo programma, in ogni caso, si prefigura l’opposizione a forme di federalismo europeo, e la preferenza per un approccio inter-governativo. Bruxelles è invece terrorizzata dalla possibile vittoria del candidato di estrema sinistra Jean Luc Melenchon o di quella del Front National Marine Le Pen.
Sono due candidati che hanno idee opposte su molti temi, compresa l’immigrazione, ma le loro posizioni su Europa ed Euro convergono. La Le Pen vorrebbe che la Francia uscisse da Schengen, ha lodato la Brexit come un evento storico, parla di restaurare la sovranità nazionale francese e promette un referendum popolare sulla permanenza francese in Europa e nell’Euro.
Inoltre promette di tassare le importazioni provenienti dall’Europa dell’Est. Melenchon ha invece un piano “A” che prevede la rinegoziazione collettiva dei trattati europei da parte dei 27 stati membri e un piano”B”, che prevede un’uscita unilaterale della Francia dall’Euro e dall’Unione Europea. Anche lui ha lodato la Brexit come scelta di libertà da parte degli elettori britannici.
Sul piano economico il candidato di estrema sinistra promette di porre il veto ai trattati di libero scambio e di porre fine all’indipendenza della BCE. Questo voto francese promette insomma di far sudare freddo nei palazzi di Bruxelles, almeno quanto lo storico referendum sulla Brexit del giugno 2016.