Papa Francesco ha celebrato la Santa Messa nella chiesa di San Bartolomeo all’Isola per il rito in memoria dei “nuovi martiri”, alla presenza della Comunità di San’Egidio, cui è affidata la chiesa sull’isola Tiberina e di una folla come sempre nutrita e festante. Grande risonanza è stata data al tema dei migranti e delle crisi umanitarie che li vedono afflitti.
Una giornata in cui tanti sono stati i temi affrontati: dal ricordo dei vescovi ortodossi di Aleppo Boulos Yazigi e Gregorios Ibrahim, rapiti il 22 aprile di 4 anni fa e dei quali non si hanno più notizie, al ricordo di padre Jacques Hamel, assassinato dai jihadisti in una chiesa nei pressi di Rouen (ricodardto oggi alla presenza della sorella Roselyn).
Il monito del Santo Padre è netto, pronunciato con voce segnata dal dolore: “Tanti campi profughi sembrano ormai campi di concentramento per la folle di gente che c’è: tanti sono lasciati lì così come i tanti popoli generosi che devono sopportare da soli questo peso. Gli accordi internazionali sembrano che siano ormai più importanti dei diritti umani. Se guardiamo bene, la causa di ogni persecuzione è l’odio del principe di questo mondo verso quanti sono stati salvati e redenti da Gesù con la sua morte e con la sua risurrezione”.
Papa Francesco ha aggiunto: “Di che cosa ha bisogno oggi la Chiesa? Di martiri, di testimoni. Senza i santi la Chiesa non può andare avanti, la Chiesa ha bisogno di santi, quelli della vita ordinaria, portata avanti con coerenza; ma anche di coloro che hanno il coraggio di accettare la grazia di essere testimoni fino alla fine, fino alla morte. Tutti costoro sono il sangue vivo della Chiesa: sono i testimoni che Gesù è vivo, che Gesù è risorto”.