“Tornava a casa con buste di contanti, da 5, 10, 20, anche 25mila euro. Le teneva nei giacconi in un ripostiglio vicino alla camera da letto e poi le portava in ufficio, erano i soldi delle sue serate e del suo lavoro e io mi facevo i fatti miei”. Questa la testimonianza di Silvia Provvedi al processo a carico di Fabrizio Corona, imputato per intestazione fittizia di beni per 2,7 milioni di euro trovati nel controsoffitto della casa di una sua collaboratrice Francesca Persi e parte in Austria.
La fidanzata ha raccontato di aver conosciuto Corona nel 2015 e di essere a conoscenza del suo lavoro, molto spesso stressante e causa di tensioni per la loro relazione. La Provvedi ha poi raccontato della bomba esplosa sotto casa e dell’interrogatorio che ne seguì.
“La polizia ci mise molto ad arrivare, una quarantina di minuti. C’era anche una seconda bomba inesplosa nel cestino. Sono stata chiamata anche io per testimoniare, i poliziotti mi notificarono l’avviso per la convocazione in casa e Fabrizio si arrabbiò con loro, non capiva perché volessero chiamarmi. Voleva proteggermi ma io, anche se sono molto giovane, non avevo problemi a raccontare quello che era successo. Il giorno dell’interrogario, il poliziotto Izzo mi fece delle strane domande sul patrimonio di Fabrizio, che non c’entravano niente con la bomba. Io ero tranquilla, Izzo invece era molto agitato, ma non era compito mio calmarlo”.