Cambiamento, trasformazione e soprattutto presidenzialismo. È quanto ha scelto la Turchia, o meglio, la metà del Paese, visto che i ‘sì’ al referendum costituzionale sono stati poco più del 51% (influenzato però dalla vittoria del Si con il 60% dei votanti in paesi come Germania, Austria e Olanda). Erdogan avrà “super poteri” (tolti al Parlamento) e il suo mandato potrà essere allungato di molti anni.
Lo stesso Erdogan nel pomeriggio ha affermato: “Le nazioni potenti del mondo mi hanno attaccato con una mentalità da crociati, ma non ci siamo arresi. Abbiamo resistito come una nazione”. Un esito elettorale che viene osteggiato dalle opposizioni e messo in dubbio dalla stessa Osce, che afferma: “Il referendum costituzionale in Turchia è stato condotto in condizioni di disparità, con le due parti che nella campagna non hanno avuto le stesse opportunità.
“Agli elettori – prosegue l’Osce – non state fornite informazioni imparziali sugli aspetti fondamentali della riforma e le limitazioni sulle libertà fondamentali, con uno svolgimento delle operazioni di voto efficiente ed ordinato in un numero limitato di seggi visitato dagli osservatori internazionali”. Una posizione fortemente osteggiata da Ankara (che parla di dichiarazioni “politicamente motivate”): “Le nostre autorità hanno mostrato ogni genere di cooperazione in tutto il Paese per le attività della missione di osservazione. Bisogna evitare commenti basati su informazioni incomplete”.
Dopo la vittoria al fotofinish e le proteste della notte, sono previste manifestazioni nei quartieri in cui il “no” ha prevalso nettamente, sulle sponde europea e asiatica. L’opposizione ha parlato di brogli elettorali con la richiesta del riconteggio dei voti e nella giornata di oggi sono annunciati i primi ricorsi a livello locale del principale partito di opposizione in Turchia. Il capo della Commissione elettorale turca, Sadi Goven, ha però confermato ufficialmente la vittoria del ‘sì’ subito dopo il discorso in cui Erdogan si era dichiarato vincitore pur non essendo in possesso di risultati ufficiali.
Nelle stesse ore il leader del maggiore partito d’opposizione Keman Kilicdaroglu, ha contestato la validità di schede prive del timbro ufficiale me, sempre Goven, ha risposto che le regole sono state rispettate. “I risultati finali definitivi del referendum costituzionale saranno resi noti entro 11-12 giorni“, è stato riferito dalla Commissione elettorale.
“La Turchia ha preso una decisione storica di cambiamento e trasformazione” che “tutti devono rispettare, compresi i Paesi che sono nostri alleati”, ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. “La Turchia ha preso la sua decisione con quasi 25 milioni di cittadini che hanno votato sì, con quasi 1,3 milioni di scarto. È facile difendere lo status quo, ma molto più difficile cambiare. È la vittoria di tutta la nazione, compresi i nostri concittadini che vivono all’estero. Questi risultati avvieranno un nuovo processo per il nostro Paese”, ha proseguito.
Intanto la Germania ha chiesto alla Turchia di impegnarsi in un “dialogo rispettoso di tutte le parti politiche e civili” dopo che i risultati del referendum hanno mostrato “quanto profondamente la società turca sia divisa”. In una nota congiunta la cancelliera Angela Merkel e il ministro degli Esteri Sigmar Gabriel hanno dichiarato che la Germania rispetta la volontà del popolo turco ma sottolineano anche che il presidente Recep Tayyip Erdogan ha “una grande responsabilità.
L’Italia è cauta: “Prendiamo atto del risultato delle consultazioni referendarie – ha detto il ministro degli Esteri, Angelino Alfano – e attendiamo il completamento delle verifiche di rito e la valutazione finale degli osservatori della missione Osce”. E auspica “un raffreddamento delle tensioni interne e un coinvolgimento delle opposizioni” nelle riforme. La Russia invece accetta il risultato: “Il referendum è assolutamente un affare. Crediamo che tutti dovrebbero rispettare l’espressione della volontà del popolo turco”, ha affermato Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino.