Il sangue dei civili siriani continua a scorrere senza fine. L’ultimo, drammatico attacco kamikaze ha colpito i civili evacuati negli scorsi giorni da due città a maggioranza sciita nel nord del Paese. Il bilancio provvisorio parla di decine di persone morte, lo ha riportato l’Osdh, l’Osservatorio siriano dei diritti umani.
Secondo i media locali, le vittime sarebbero 16, oltre a un gran numero di feriti. Altre fonti parlano invece di 43 morti. Lo scoppio ha colpito l’area di Rashideen, nelle campagne intorno ad Aleppo. I bus stazionavano in attesa di portare i passeggeri nelle zone controllate dal governo, dopo la riattivazione di un accordo stretto dallo stesso governo con i ribelli sotto la supervisione di Iran, Turchia e Qatar.
L’accordo prevedeva l’evacuazione dei cittadini dalle due città filogovernative verso la provincia di Aleppo in cambio del permesso accordato ai ribelli e alle loro famiglie di lasciare le città di Madaya e Zabadani, a Nord di Damasco, per raggiungere Idlib.
Venerdì circa 5mila sciiti erano partiti da Kafaraya e Foa oltre a 2.300 ribelli in partenza con le loro famiglie da Madaya.