Era partito per la Siria nel 2015, dopo aver vissuto in una comunità di accoglienza per minori nel Milanese, per affiliarsi all’Isis. La Corte d’Assise di Milano ha quindi condannato a 8 anni di carcere Monsef El Mkhayar, presunto foreign fighter marocchino di 21 anni.
Il giovane è imputato per terrorismo internazionale per aver cercato di reclutare due connazionali. Negli ultimi mesi, stando anche a quanto detto da una sua zia, l’uomo avrebbe manifestato l’intenzione di dissociarsi dall’Isis e tornare in Europa. Monsef aveva sempre “dato problemi per la precaria situazione familiare, il precoce uso di alcol e droghe e il carattere aggressivo”.
Definito “estremista” e “pervaso da fanatismo religioso” era finito in carcere nel 2013. Una volta uscito ha iniziato a frequentare “assiduamente” la moschea di viale Padova e a rinunciare, nell’estate 2014 alle vacanze “per seguire alcuni fratelli musulmani in visita a moschee“.
Proprio in questo periodo è riuscito anche a convincere l’amico Tarik Aboulala a seguirlo “verso la strada di Allah”. Il 17 gennaio 2015, i due sono partiti per Istanbul per poi raggiungere in pullman la Siria. I due hanno riacceso i telefoni nell’aprile successivo quando su Facebook sono comparse alcune foto in cui Monsef era ritratto “in abbigliamento paramilitare mentre imbraccia un fucile” e mostra una “carta d’identità” rilasciata dall’Isis.
A luglio i due avevano contattato un loro amico marocchino tramite WhatsApp per convincerlo a raggiungerli. Davanti al suo rifiuto, sono partite le minacce con Tarik che gli ha scritto: “Quando arrivo là ti taglio la testa. Hai visto Francia, Francia“. Monsef mesi fa via Facebook, come accertato dalla Digos, aveva anche scritto che quando rientrerà in Italia si farà “esplodere”.