Raimondo Caputo, detto Titò, il presunto assassino della piccola Fortuna nel 2014 a Caivano (Napoli) si difende dicendo che non è stato lui a uccidere la bambina. L’uomo ha accusato la sua ex compagna del delitto, ammettendo inoltre di aver abusato della prima figlia della donna e amica del cuore di Fortuna: “Quella mattina Marianna Fabozzi ha afferrato Fortuna per i piedi, graffiandola. L’ha sollevata e mentre la bambina cercava di liberarsi l’ha gettata via come un pezzo di carta sporca”.
Secondo quanto riporta Il Mattino, Caputo ha affidato la sua “confessione” in via informale al procuratore aggiunto Domenico Airoma, dopo il rinvio dell’udienza del delitto di Caivano per sciopero della Camera penale di Napoli. Caputo ha anche aggiunto: A Marianna è rimasta la scarpetta in mano, che ha lanciato via in direzione del ballatoio di una vicina, Rachele Di Domenico che, come avete accertato dalle intercettazioni, ha fatto sparire il sandaletto per non avere guai. Li sopra c’erano le impronte di Marianna”.
Ma le accuse dell’uomo sono andate anche oltre: per lui Marianna Fabozzi “ha ucciso nel 2013 il suo figlio più piccolo Antonio Giglio, anche lui caduto nel vuoto, perché secondo lei impediva la nostra convivenza. E allo stesso modo ha fatto con Fortuna perché odiava sua madre Mimma Guardato e voleva farle un dispetto. Non ho detto niente sulla morte del bambino per paura che lei mi denunciasse per le cose che facevo con la figlia più grande. Ma ora mi accusate di essere l’assassino di Fortuna. E non è vero”.
Al pubblico ministero, Titò ha ammesso gli abusi sessuali, sempre negati nei tre anni precedenti. “Qualche volta ho toccato l’amica del cuore di Fortuna. Lo facevo e lo sapevano in casa, sia Marianna, la madre della bimba, sia la nonna Angela Angelino”.