L’attentatore di San Pietroburgo non sapeva di dover morire quel giorno. Sarebbe stato, secondo gli investigatori, un kamikaze inconsapevole.
Akbarzhon Jalilov avrebbe dovuto solo piazzare gli ordigni mentre i suoi complici li avrebbero innescati con una telefonata senza che lui sapesse nulla.
Il piano dei criminali prevedeva che Jalilov piazzasse una bomba alla stazione che sarebbe poi dovuta esplodere dopo quella del vagone. L’idea era che dopo l’esplosione nel treno i passeggeri sarebbero sprofondati nel panico e questo avrebbe “aumento” il numero delle vittime.
Intanto gli investigatori russi hanno fermato tre persone, provenienti dall’Asia centrale, che erano in contatto con il presunto autore dell’attentato. Secondo il Comitato investigativo russo, “nel corso delle perquisizioni nell’appartamento dove vivevano queste persone sono stati trovati elementi di un ordigno simile alla bomba deflagrata il 3 aprile”.
A San Pietroburgo è stata arrestata un’ottava persona proveniente dall’Asia centrale e sospettata di reclutare potenziali estremisti per le organizzazioni terroristiche Isis e Al Nusra.
E proprio in un palazzo a non più di 700 metri dal luogo degli arresti, si sono registrate due. Si tratta di un edificio di Solidarnosti Prospekt. L’edificio, di 16 piani, è stato danneggiato. Lo scoppio, causato probabilmente da una fuga di gas, è avvenuto al 13esimo piano.