Papa Francesco e i 70mila fedeli di Carpi VIDEO | “La speranza che vince la morte e il male è Gesù”

di Angelica Serrai

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Papa Francesco e i 70mila fedeli di Carpi VIDEO | “La speranza che vince la morte e il male è Gesù”

| domenica 02 Aprile 2017 - 10:07

Grande partecipazione a Carpi (Modena) per la visita di Papa Francesco alle zone colpite dal terremoto dell’Emilia del 2012. L’elicottero del Pontefice è atterrato al campo di rugby e pista di atletica “Dorando Pietri” della cittadina emiliana. Per il pontefice prima la messa in Piazza Martiri a Carpi, quindi l’incontro con le popolazioni terremotate a Mirandola.

L’atterraggio dell’elicottero del Papa è avvenuto con circa 10 minuti di anticipo rispetto al previsto. Applausi e grida di gioia dei fedeli presenti ai bordi del campo di rugby e di atletica. Francesco è accompagnato dal sostituto della Segreteria di Stato, mons. Angelo Becciu, e dal prefetto della Casa Pontificia, mons. Georg Gaenswein.

Ad accogliere il Santo Padre c’erano il vescovo di Carpi, mons. Francesco Cavina, il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, dal prefetto di Modena, Maria Patrizia Paba, dal sindaco di Carpi, Alberto Bellelli e da altre personalità.

Il Papa si è infine trasferito con la ‘papamobile’ aperta verso Piazza Martiri per la concelebrazione della Santa Messa della domenica. “C’è chi si lascia chiudere nella tristezza e chi si apre alla speranza. C’è chi resta intrappolato nelle macerie della vita e chi, come voi, con l’aiuto di Dio solleva le macerie e ricostruisce con paziente speranza”, ha detto Papa Francesco nell’omelia.

Non lasciamoci imprigionare – ha aggiunto – dalla tentazione di rimanere soli a piangerci addosso per quello che ci succede. Le letture di oggi ci parlano del Dio della vita, che vince la morte – ha detto ancora nella concelebrazione eucaristica – Pasqua, al sepolcro dell’amico Lazzaro. Lì tutto sembra finito: la tomba è chiusa da una grande pietra; intorno, solo pianto e desolazione. Non bisogna farsi imprigionare dal pessimismo, dalle macerie della vita.

Anche Gesù “è scosso dal mistero drammatico della perdita di una persona cara: ‘Si commosse profondamente’ e fu ‘molto turbato’. Poi ‘scoppiò in pianto’ e si recò al sepolcro, dice il Vangelo, ‘ancora una volta commosso profondamente‘. È questo il cuore di Dio: lontano dal male ma vicino a chi soffre; non fa scomparire il male magicamente, ma con-patisce la sofferenza, la fa propria e la trasforma abitandola“.

“Notiamo però – ha ripreso il Papa – che, in mezzo alla desolazione generale per la morte di Lazzaro, Gesù non si lascia trasportare dallo sconforto. Pur soffrendo Egli stesso, chiede che si creda fermamente; non si rinchiude nel pianto, ma, commosso, si mette in cammino verso il sepolcro. Non si fa catturare dall’ambiente emotivo rassegnato che lo circonda, ma prega con fiducia e dice: ‘Padre, ti rendo grazie’. Così, nel mistero della sofferenza, di fronte al quale il pensiero e il progresso si infrangono come mosche sul vetro, Gesù ci offre l’esempio di come comportarci: non fugge la sofferenza, che appartiene a questa vita, ma non si fa imprigionare dal pessimismo. Attorno a quel sepolcro, avviene così un grande incontro-scontro. Da una parte c’è la grande delusione, la precarietà della nostra vita mortale che, attraversata dall’angoscia per la morte, sperimenta spesso la disfatta, un’oscurità interiore che pare insormontabile”.

“La nostra anima, creata per la vita, soffre sentendo che la sua sete di eterno bene è oppressa da un male antico e oscuro. Da una parte c’è questa disfatta del sepolcro. Ma dall’altra parte c’è la speranza che vince la morte e il male e che ha un nome: Gesù. Egli non porta un po’ di benessere o qualche rimedio per allungare la vita, ma proclama: ‘Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà. Per questo dice: ‘Togliete la pietra!’ e a Lazzaro grida a gran voce: ‘Vieni fuori!’. Cari fratelli e sorelle, anche noi siamo invitati a decidere da che parte stare. Si può stare dalla parte del sepolcro oppure dalla parte di Gesù. C’è chi si lascia chiudere nella tristezza e chi si apre alla speranza. ”

Ciascuno di noi ha un piccolo sepolcro dentro al cuore: “C’è chi resta intrappolato nelle macerie della vita e chi, come voi, con l’aiuto di Dio solleva le macerie e ricostruisce con paziente speranza. Di fronte ai grandi ‘perché’ della vita abbiamo due vie: stare a guardare malinconicamente i sepolcri di ieri e di oggi, o far avvicinare Gesù ai nostri sepolcri. Sì, perché ciascuno di noi ha già un piccolo sepolcro, qualche zona un po’ morta dentro il cuore: una ferita, un torto subito o fatto, un rancore che non dà tregua, un rimorso che ritorna, un peccato che non si riesce a superare. Individuiamo oggi questi nostri sepolcri e lì invitiamo Gesù”.

 

Foto da Twitter.

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