I risultati dell’autopsia effettuata sul cadavere Emanuele Morganti parlano chiaro: durante i 15 minuti di pestaggio, il 20enne è stato sommerso di colpi che hanno sfigurato il suo volto, ma il colpo mortale è stato sferrato alla testa. Ad aggravare il tutto ci ha pensato la caduta contro un’auto parcheggiata.
“Chiediamo giustizia, non vendetta”: è quanto ha dichiarato Francesco Morganti, fratello di Emanuele. “Mio fratello era un angelo ed è inspiegabile come l’hanno ridotto, solo Dio ci può dare una spiegazione”, ha aggiunto Francesco parlando fuori dalla camera mortuaria allestita al policlinico di Tor Vergata a Roma.
Il giovane massacrato di botte nella notte tra venerdì e sabato all’esterno di un locale avrebbe riportato anche numerose lesioni agli arti, probabilmente dovute alla colluttazione. Ad Alatri si continua quindi ad indagare. Nelle ultime ore c’è stata infatti un’intensa attività di controllo che ha portato all’identificazione di decine di persone.
Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, i due giovani fermati accusati di omicidio, restano in carcere. I due si sono avvalsi della facoltà di non rispondere nel corso dell’interrogatorio a Regina Coeli. Il gip del tribunale di Roma, Anna Maria Gavoni, ha quindi convalidato il fermo e ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere.
E finisce intanto sul tavolo del Csm la scarcerazione di Mario Castagnacci. Il consigliere laico Pierantonio Zanettin ha chiesto l’apertura di una pratica sul giudice del tribunale di Roma che venerdì mattina ha disposto la scarcerazione del ragazzo, fermato il giorno prima perché in possesso di numerose dosi di droga in un appartamento al Pigneto.
“Ho predisposto accertamenti per verificare se ci sono i presupposti per l’invio degli ispettori, come si fa sempre quando c’è un elemento di presunta abnormità”, ha detto il ministro della Giustizia Andrea Orlando. “Occorre valutare se ci sono state delle enormità nella valutazione del caso da parte del giudice”, ha concluso il ministro.
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