Le immagini di una telecamera svelano il pestaggio a morte di Emanuele Morganti. Grazie ai filmati sono già stati identificati gli appartenenti al branco e si sta ora cercando di ricostruire la dinamica. Nove le persone indagate.
Le persone individuate dagli inquirenti, che stanno ora vagliando le loro posizione, sono sei italiani e tre albanesi. Nell’aggressione risulterebbero coinvolti anche alcuni buttafuori.
“Tutti hanno visto tutto e non sono intervenuti. Tutti sono colpevoli. Emanuele è stato ucciso da Alatri”. Questa è l’accusa lanciata da una delle testimoni ascoltate dai carabinieri per l’omicidio di Emanuele Morganti, il 20enne pestato a morte per aver difeso la fidanzata dalle avances di un albanese in discoteca.
La ragazza però puntualizza: “Quello che l’ha ucciso è un italiano, e non è nemmeno la prima volta che lo fa. L’ho visto ammazzare e per tutta la vita avrò il rimorso di non essere riuscita a fare niente”, dichiara al Corriere della Sera. La giovane spiega di non sapere il nome dell’albanese che ha insidiato Ketty, la fidanzata di Emanuele.
L’albanese, però, “è stato l’unico a non essere stato nemmeno sentito dai carabinieri: non sanno nemmeno dove sia, se n’è già andato”, chiarisce la giovane.
“Quello che gli ha sfondato la testa con una spranga, quello che l’ha ammazzato, è un italiano. Emanuele era un ragazzino normale, sempre sorridente, che è stato massacrato di botte e mentre era a terra moribondo ancora gli davano calci. E chi l’ha ammazzato già sta fuori dalla caserma“.
Sotto accusa anche la sicurezza del locale: “È stato preso dai buttafuori, ma non lo hanno buttato fuori, l’hanno rincorso e lo hanno picchiato fuori dalla discoteca. Quelli non dovevano proprio lavorare, hanno precedenti penali. È brutta gente. Forse l’hanno massacrato in 30, e uno solo l’ha difeso. Ma tutti hanno visto tutto e non sono intervenuti“. I genitori di Emanuele, intanto, hanno disposto la donazione degli organi.