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Juventus, le intercettazioni inguaiano Agnelli: “Questa è gente che ha ucciso”

Dopo settimane di tensione dovute al deferimento dei dirigenti e il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, emergono nuovi dettagli sul caso biglietti, oggetto dell’indagine “Alto Piemonte”, che mira a valutare eventuali rapporti tra i bianconeri, ultras e ‘ndrangheta.

Se però, il numero 1 del club ha negato alcun tipo di coinvolgimento e respinto le accuse della procura federale (visto anche che a livello penale nessun soggetto è indagato), alcune intercettazioni, invece, pubblicate da Huffington Post, sembrano smentire la versione di Agnelli.

Agnelli ha affermato e ribadito di non essere allora a conoscenza i trascorsi criminali dei soggetti, tra cui l’ex ultras Rocco Dominello, incensurato, figlio di Saverio (appartenente alla cosca Pesce-Bellocco di Rosarno), il quale avrebbe ricevuto dal club biglietti per le partite in cambio di tranquillità in curva (in termini di accondiscendenza). Invece i nastri e la trascrizioni dimostrerebbero il contrario.

Nell’agosto 2016, parlando con Alessandro D’Angelo, responsabile della sicurezza della Juventus, Agnelli afferma: “Loro comprano quello che devono comprare, a noi ci pagan subito e poi gestiscono loro”, mentre nel marzo del 2014 in riferimento ad un altro ultras (non menzionato, ndr.) Agnelli afferma:” “Il problema è che questo ha ucciso gente”; con D’Angelo che conferma: “Sì, ha mandato a uccidere”. Lo stesso D’Angelo si confida poi con il responsabile rapporti con la tifoseria Alberto Pairetto: “tutti sapevano dell’estrazione familiare di Rocco Dominello”.

Incongruenze che sono emerse nell’audizione presso al Commissione Antimafia, presieduta da Rosy Bindi, che ha ribattuto alla tesi dell’avvocato della società bianconera, Chiappero, che invece esclude i rapporti tra Agnelli e Dominello (“non ho trovato nulla di questo tipo nelle carte”). Bindi ha ribattuto: “Forse alcune carte non le ha, avvocato, quando si dice sicuro che il presidente non ha incontrato. Ci sono delle intercettazioni agli atti che dicono altro”.

Andrea Zito

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Andrea Zito
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