Il referendum sui voucher potrebbe trasformarsi nell’ennesimo boomerang politico per il Pd. Si spiega in quest’ottica l’emendamento presentato dai dem e votato dalla Commissione Lavoro della Camera che punta ad eliminare lo strumento tramite l’abrogazione dei tre articoli che lo disciplinano presenti nel Jobs Act.
Il prossimo passo spetterà al governo che, nel cdm di domani, dovrà tradurre in decreto questa decisione. Di conseguenza dall’entrata in vigore dello stesso i buoni lavoro non potranno più essere venduti.
Patrizia Maestri (Pd), relatrice della proposta di legge sui voucher, spiega che “ci sarà un periodo di transizione fino al 31 dicembre 2017 per permettere di utilizzarli a chi li ha già acquistati. L’abrogazione è un risultato inatteso ma positivo, speriamo però che il governo non li faccia poi rientrare sotto altre forme”.
Il segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini, si è detto soddisfatto: “Se si va verso l’abrogazione dei voucher è quello che chiedevamo. Vuol dire che abbiamo fatto proprio bene a raccogliere le firme e a fare il referendum”.
Di parere opposto il leader dei Moderati Giacomo Portas, eletto alla Camera nel Pd, sottolinea per esempio che abolire i voucher “vuol dire buttare l’acqua sporca con tutto il bambino“. “La Coldiretti dice che l’abolizione sarebbe deleteria per l’agricoltura; modificare invece sarebbe la strada migliore, riducendo i voucher ai lavori davvero saltuari”, aggiunge Portas.
Maurizio Sacconi (Ncd), presidente della Commissione lavoro del Senato, è duro: “L’idea di cancellare i voucher dopo averne ampliato il campo di applicazione è espressione di una linea oscillante tra timide aperture alla realtà delle cose e repentini ritorni alle battaglie squisitamente simboliche. Nel migliore dei casi, un passo avanti e due indietro“.