Il pm Nino Di Matteo, dopo ben diciotto anni, lascia la procura di Palermo. Si trasferisce a Roma, alla Direzione nazionale antimafia. All’unanimità il plenum del Csm gli ha dato uno dei cinque posti da sostituto messi a concorso alla Super-procura guidata da Franco Roberti.
Nino Di Matteo, però, non abbandonerà il processo Stato-mafia. Su richiesta del procuratore di Palermo Lo Voi e con l’ok di Roberti, Di Matteo può restare infatti pm nel processo.
Una decisione attesa: due anni fa i consiglieri avevano bocciato la sua candidatura per lo stesso incarico, preferendogli altri tre colleghi. E il pm aveva reagito con un ricorso al Tar del Lazio, lamentando di aver subito “un’ingiusta mortificazione”.
Gli altri quattro colleghi sono: i pm di Roma Francesco Polino, Maria Cristina Palaia, Barbara Sargenti, e di Napoli Michele del Prete. In tutto i candidati erano 56 e tra di loro c’erano magistrati noti per le loro inchieste.
I consiglieri gli hanno attribuito la valutazione più alta (15 punti) per le “ottime qualità professionali” e il “solido e vasto bagaglio di esperienza” maturato nelle indagini sulla criminalità organizzata e nella gestione dei collaboratori di giustizia (da Giovanni Brusca a Salvatore Cancemi).