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Vladimir Putin e il nuovo nazionalismo russo

Il presidente russo Vladimir Putin, figura spesso demonizzata in Occidente, è invece molto popolare all’interno del proprio paese. Secondo i sondaggi, la sua popolarità resta stabile sull’80%. Paradossalmente, le sanzioni americane ed europee che hanno colpito l’economia russa a partire dal 2014, anno dello scoppio della crisi ucraina e dell’annessione della Crimea da parte delle truppe russe, hanno sortito l’effetto di rafforzare il consenso intorno a Putin; i russi si sentono sotto assedio e le divisioni interne scompaiono. Le poche voci critiche tacciono.

Putin è diventato presidente russo nell’ormai lontano 2000. Nei suoi primi anni al vertice si è dedicato a ricostruire lo stato russo dopo il caos post-sovietico, mettendo in riga gli oligarchi e fermando le spinte centrifughe in regioni come il Caucaso Settentrionale. Negli ultimi anni però, consolidato lo stato russo, il presidente si è dato un altro obiettivo: rilanciare il proprio paese come grande potenza internazionale autonoma rispetto agli Stati Uniti e costruire uno spirito di orgoglio e unità nazionale. Ecco la spiegazione di politiche quali la crescente assertività militare russa in Europa, gli attacchi retorici alla Nato, l’annessione della Crimea, il sostegno ai separatisti nell’Est dell’Ucraina e l’intervento in Siria a sostegno dell’alleato Assad.

Il 4 novembre 2016 è stata celebrata con particolare enfasi la festa nazionale che ricorda la cacciata delle armate polacche che invasero la Russia nel Seicento. A Mosca è stata organizzata una mostra dal titolo ”La mia storia: 1945 – 2016” per celebrare la vittoria delle truppe sovietiche sui nazisti nella seconda guerra mondiale. Ai piedi del Cremlino è stato anche inaugurato un gigantesco monumento al principe Vladimir, creatore a Kiev del primo nucleo dello stato russo nel decimo secolo. Il monumento è stato inaugurato dal presidente Putin con un discorso fortemente patriottico.

Eccone alcuni passaggi significativi: ”L’epoca del principe Vladimir è segnata da molti successi, il maggiore dei quali è il battesimo della Russia; ciò è la comune fonte spirituale per i popoli di Russia, Bielorussia e Ucraina, il fondamento dei nostri valori”. E ancora: ”Vladimir è stato un santo e condottiero che ha creato uno stato forte e unito, in cui differenti popoli e religioni si uniscono in un’unica grande famiglia”. Era presente all’inaugurazione anche il patriarca ortodosso di tutte le Russie, Kirill, che ha affermato: ”Se Vladimir non avesse portato il cristianesimo nel nostro paese, non avremmo avuto il grande impero russo e nemmeno la Russia moderna”. Invitata d’onore alla cerimonia era anche Natalia Solzhenitsyn, vedova del grande scrittore e dissidente anti-sovietico Aleksandr che denunciando le atrocità comuniste coltivava la visione religiosa e patriottica di una Russia riconciliata con se stessa.

Il discorso tenuto da Natalia Solzhenitsyn ha sottolineato le sofferenze dei russi nel ventesimo secolo, dai gulag alla seconda guerra mondiale e la necessità di guardare all’esempio del principe Vladimir e alla sua fede per salvaguardare il futuro della patria. Da questa cerimonia si capisce che il neonazionalismo russo, perseguito da Vladimir Putin, sia una sorta di patriottismo fuso con la religione ortodossa, con forti componenti messianiche e con una visione dello stato russo quale guardiano della Cristianità. Non solo nella capitale si vanno inaugurando monumenti a figure del passato russo: nella cittadina di Oriol, negli stessi giorni del festeggiamento moscovita, è stato inaugurato un monumento a Ivan il Terribile, vissuto nel sedicesimo secolo, primo Zar, vincitore in battaglia su tartari, lituani e cavalieri teutonici ma anche figura controversa perché autore di crudeli stragi. L’inaugurazione è avvenuta in un tripudio di folla e di bandiere russe.

Il patriottismo incoraggiato dai vertici del Cremlino sembra insomma diffondersi a macchia d’olio nel paese, anche per gli errori di un Occidente che negli ultimi anni è sembrato perseguire una politica di duro scontro con Mosca. E’ bene augurarsi, per il bene della pace mondiale, che il nuovo nazionalismo russo non degeneri alterando la stabilità interna del paese e quella internazionale.

Giuseppe Citrolo

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Giuseppe Citrolo
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