I Republicains cercano di reagire al disastro annunciato del loro candidato Francois Fillon al primo turno elettorale per la presidenziali francesi in aprile. Fillon era dato in pole position per la corsa all’Eliseo all’indomani della sua vittoria alle primarie dei Republicains; aveva battuto a sorpresa avversari del calibro di Juppè e Sarkozy. Dopo che i sondaggi lo consideravano il meno quotato dei tre si presentava come il “nuovo”, capace di riportare la Francia in un sentiero di ordine e moralità.
Ma l’affaire sull’uso spregiudicato dei fondi per l’assistenza parlamentare, da lui elargiti ai familiari senza che questi abbiano apparentemente lavorato, ha trasformato la sua campagna basata sulla “dirittura morale “ in oggetto di facili ironie. Il caso è scoppiato con uno scoop della testata satirica “Le Canard Enchaine’”; si è poi trasformato in un’inchiesta giudiziaria che il Candidato non ha esitato a tacciare di “killeraggio politico”, suscitando una piccata nota ufficiale dello stesso Hollande. Il Presidente lo ha infatti diffidato “dal creare un clima di sfiducia… dal lanciare serie accuse contro la Magistratura ed il complesso delle Istituzioni”.
Fillon, nonostante le parole grosse contro i giudici e le pubbliche scuse ad inizio febbraio, non è riuscito a convincere i Francesi sulla sua buona fede. E’ crollato nei sondaggi ed oggi, dietro Le Pen e Macron, non sembra avere alcuna possibilità di arrivare al ballottaggio. Ma resiste alle pressioni crescenti nel Partito e alla perdita di figure importanti nel suo staff elettorale: dopo Bruno Le Maire, incaricato per gli affari internazionali, si sono dimessi anche il vicedirettore della campagna Sebastien Lecornu ed il consigliere Vincent Le Roux.
In una intervista all’emittente nazionale France 2, Fillon si è detto risoluto ad andare sino in fondo, perché un candidato ed un progetto di centro sinistra non possono fermare Marine le Pen. Ha inoltre affermato che una eventuale decisione di abbandonare la campagna spetterebbe a lui ed a lui solo, liquidando così le manovre all’interno del Partito per una sua sostituzione in corsa. Su questo, Fillon ha ragione: lo statuto delle primarie, utilizzate dal suo partito per la prima volta, non prevede infatti meccanismi di esclusione del candidato nominato.
I Republicains stanno comunque lavorando ad un possibile piano B. Una ovvia soluzione è il rimpiazzo di Fillon con Alain Juppè, secondo classificato. Lunedì Juppé ha però dichiarato “una volta per tutte” che non parteciperà al primo turno, perché é impossibile impostare ex-novo una campagna elettorale a soli 50 giorni dalla data delle urne. Juppé ha avuto parole dure per Fillon:”… aveva un’autostrada davanti a sè…la sua difesa basata sul complotto ed il killeraggio politico lo hanno portato in una strada senza uscita”.
E per lunedì è convocata una riunione dei vertici dei Republicains, cui è prevista la partecipazione di Fillon e Sarkozy. Quest’ultimo vorrebbe convincere Fillon a gettare la spugna e proporre lui stesso un altro candidato; soluzione difficile, viste le posizioni del candidato e la sua necessità di trovare un’onorevole via d’uscita da una campagna elettorale la cui fine sembra già scritta.