I rapporti fra Turchia e Germania non sono semplici. Alcuni episodi hanno fatto salire la tensione diplomatica e proprio ieri, domenica 5 marzo, c’è stato l’ultimo episodio di una querelle sempre più accesa. I principali motivi del contendere sono due: la detenzione da parte delle autorità turche del giornalista tedesco di origine turca Deniz Yucel e la decisione della città di Colonia ed altri comuni tedeschi di proibire delle manifestazioni delle locali comunità turche, in cui esponenti di primo piano del governo di Ankara avrebbero promosso il referendum costituzionale in senso presidenziale, voluto da Erdogan.
Il referendum si terrà il 16 aprile ed Erdogan sa che sarebbe prezioso assicurarsi il sostegno elettorale della comunità turco-tedesca; infatti i sondaggi, tipicamente benevoli con il governo, registrano una situazione di grande incertezza per la posizione contraria di molti alleati dello AKP del Presidente.
Le relazioni tra Berlino ed Ankara sono fondamentali per i due paesi e non solo. In terra tedesca vivono un milione e mezzo di cittadini turchi ed il recente accordo fra la cancelliera Merkel e il presidente turco Erdogan “trattiene” in Turchia oltre due milioni di rifugiati siriani, in cambio di un cospicuo assegno di svariati miliardi di euro. Inoltre la Germania è il primo partner commerciale della Turchia: migliaia di imprese tedesche operano nel paese mediorientale in joint ventures con imprese locali. Oltre tre milioni di turisti tedeschi visitano la Turchia ogni anno.
Sono volate parole pesanti fra i due governi; Erdogan ha accusato Berlino di “aiutare il terrorismo”, sostenendo che Deniz Yucel sia un membro del PKK ed anche un agente dei servizi segreti tedeschi. Per tutta risposta, il Ministero degli Esteri tedesco ha parlato di “accuse assurde”. Il Ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ha accusato la Germania di opporsi ai cambiamenti costituzionali voluti da Erdogan; ha tuonato: “Non siete i boss della Turchia. Non siete un paese di prima classe e la Turchia di seconda, dovete trattarci bene. Se volete mantenere buone relazioni con noi, dovete imparare come comportarvi”. Il Ministro della Giustizia turco Bekir Bozdag, che avrebbe dovuto parlare in una delle manifestazioni cancellate a Gaggenau, ha parlato di “vecchie tensioni che stanno riesplodendo” fra i due paesi.
Il Ministero degli Esteri tedesco ha risposto che il governo federale non aveva nulla a che vedere con la cancellazione delle manifestazioni, decisione di competenza delle amministrazioni locali, e che Ankara avrebbe dovuto smetterla di buttare benzina sul fuoco. La cancelliera Merkel, parlando del reporter di Die Welt imprigionato dalle autorità di Ankara, ha detto che ”Noi siamo per la libertà di espressione e possiamo criticare la Turchia”.
Il ministro della giustizia tedesco Heiko Maas ha poi inviato una dura lettera alla sua controparte turca, in cui parlava senza mezzi termini di “smantellamento dello stato di diritto in Turchia”, di “punizione sproporzionata per Deniz Yucel” e ammoniva la Turchia a rispettare i valori europei, pena “un rapporto con l’Unione Europea sempre più difficile”.
Per molti analisti, l’asprezza delle accuse reciproche va interpretata in chiave interna pre-elettorale e non dovrebbe montare ulteriormente sino a un punto critico. I politici tedeschi vogliono atteggiarsi ad alfieri dei valori democratici europei con un occhio alle elezioni politiche di settembre, mentre gli esponenti del governo di Erdogan fanno leva sull’orgoglio nazionale turco per spostare consensi a loro favore in vista del referendum costituzionale di aprile.