Jeff Sessions, il ministro della Giustizia di Trump, potrebbe essere la prossima vittima della vicenda sui rapporti tra lo staff di Trump ed i russi, dopo l’ex consigliere della Sicurezza Nazionale Flynn. Il Washington Post ha infatti pubblicato un articolo su due incontri tra Sessions e l’ambasciatore russo Sergey Kislyak durante la campagna elettorale. Sessions, in occasione della rituale testimonianza giurata davanti alla commissione congressuale in vista della sua nomina a Ministro, (il “confirmation hearing”) aveva negato di essere al corrente di alcun incontro tra dirigenti russi e lo staff di Trump durante la campagna elettorale.
Dopo lo scoop del Washington Post, il Dipartimento della Giustizia ha confermato gli incontri, puntualizzando che l’allora senatore Sessions “ha incontrato l’ambasciatore russo nel suo ruolo di membro del Comitato per i Servizi Armati”; in tale veste, il senatore avrebbe avuto incontri con molti ambasciatori stranieri
I democratici invocano ora le dimissioni di Sessions; Nancy Pelosi, capogruppo al congresso, ha affermato che chi si è macchiato di “evidenti falsità” sotto giuramento “non è adatto a dirigere il Ministero della Giustizia”. Il deputato Warren ha affermato che Sessions non avrebbe dovuto essere proposto al dicastero della Giustizia; infatti l’FBI, che sta conducendo l’inchiesta sul caso dei rapporti con i russi in campagna presidenziale, fa riferimento proprio al ministro Sessions. I Democratici invocano adesso una investigazione indipendente da parte di una commissione congressuale bipartisan.
Da parte loro, i Repubblicani si muovono con cautela sulla vicenda. In una intervista alla Cnn, I senatori McCain e Graham hanno convenuto sull’opportunità di una inchiesta indipendente, che faccia chiarezza sui rapporti tra russi, staff di Trump e di Clinton durante la campagna. “Non si può prendere posizione sulla base di un articolo della stampa”, ha dichiarato Graham. Hanno ammesso che l’amministrazione Trump sembra avere un atteggiamento ambiguo, “cieco” nei confronti della Russia, “che non è un nostro alleato”. Hanno però ricordato il non luogo a procedere a conclusione dell’inchiesta dell’FBI sulla vicenda delle e-mail inviate dall’allora segretario di Stato Clinton. A loro avviso, una decisione politica nell’ultimo periodo del mandato di Obama.
Da parte sua, lo staff di Trump parla di un ennesimo, ultimo attacco dell’opposizione democratica, ribadendo che gli incontri di Sessions con gli ambasciatori stranieri rientravano nel suo incarico presso la commissione dei Servizi Armati. In conclusione, questo era perfettamente conforme alle dichiarazioni giurate del Ministro davanti alla Commissione.