L’ultimo periodo non è stato certo dei più tranquilli per il Partito Democratico e gli ultimi eventi, che riguardano la crescita di richieste di tessere elettorali, non fanno che aumentare i malumori.
Dopo il caso napoletano, dove sarebbero emersi casi di pacchetti di tessere pagati da “capibastone” locali e presunti tentativi di camorristi di entrare nel partito e influenzare il voto per il segretario, adesso la polemica scoppia in Puglia e sembra, comunque, dover proseguire anche in altre regioni d’Italia.
Nel tacco dello Stivale, è boom di iscritti in vista del prossimo Congresso: quasi 34mila, l’anno scorso erano 27mila, seimila in più nelle ultime 48 ore. Ed è gara alle accuse: a Lecce i renziani indicano i dalemiani di voler influenzare le primarie, mantenendo la regia sulle tessere. L’eurodeputata dem Elena Gentile, invece, ha reso noto che 150 migranti erano in fila per prendere la tessera a San Severo (Foggia). Pronta la replica dei dem locali: “Si tratta di 11 migranti regolari, che esercitano il loro pieno diritto”. Ma il caso sembra estendersi ad altre regioni del Sud, Calabria e Sicilia in testa.
Nella tarda mattinata di oggi, i vertici del Partito di Caserta hanno denunciato come negli ultimi giorni si siano verificate “gravi irregolarità”. Dieci dirigenti hanno fatto denuncia alle commissioni di garanzia. “I firmatari – dice il ricorso – accusano il segretario cittadino, Enrico Tresca, di aver presentato da solo 189 iscritti (il 25% del totale) senza nomi, estremi identificativi e quote di adesione”. Antonio Ciontoli, consigliere comunale, e Giovanna Abbate, dell’ufficio adesioni, sono tra i ricorrenti.
Per il vicesegretario dem Lorenzo Guerini: “Nessuna tesseropoli, il partito è vivo e cresce”. Ma intanto alcune tessere online sono state congelate dato che erano state acquistate con una stessa carta.