Cinque persone sono finite in carcere a Bari con l’accusa di estorsione continuata in concorso e furto continuato in concorso, reati tutti aggravati dal metodo mafioso.
Il provvedimento eseguito dalla polizia barese è stato emesso dal gip del Tribunale del capoluogo pugliese, su richiesta della Procura della Repubblica (Direzione Distrettuale Antimafia).
I fatti contestati riguardano numerose estorsioni compiute da esponenti del clan Strisciuglio, nei confronti di diversi commercianti del quartiere Libertà di Bari.
Le vittime del racket erano costrette a versare agli indagati, continuativamente, somme di denaro oppure a cedere gratuitamente prodotti alimentari o di altro genere.
In carcere sono finiti: Domenico Remini, ritenuto il capo del gruppo vicino al clan Strisciuglio; Mauro Losacco, Antonio Mauro e Antonio Patruno. Agli ultimi tre i provvedimenti sono stati notificati in carcere.
I malviventi giravano, infatti, di negozio in negozio, in particolare nei periodi di festività, chiedendo somme di denaro in cambio di protezione. Inoltre “obbligavano le vittime a versare il denaro per il cosiddetto salvadanaio che sarebbe servito a dare sostegno alle famiglie dei detenuti in carcere”.
Prima di compiere qualsiasi azione, tutti i componenti avrebbero dovuto chiedere il permesso al capo Domenico Remini. Determinante è stato il contributo di alcuni testimoni e collaboratori di giustizia.