“Riscossione Sicilia negli ultimi 10 anni non ha riscosso 52 miliardi di euro“. È la denuncia di Antonio Fiumefreddo, amministratore unico di Riscossione Sicilia, che oggi ha parlato davanti alla commissione parlamentare Antimafia.
È emerso che, in Sicilia, i deputati regionali non hanno pagato le tasse per anni, anche per milioni, e non sono mai stati perseguiti. Inoltre, le piattaforme petrolifere che operano in Sicilia, a cui nessuno ha mai chiesto di versare le imposte, rifiutano l’accesso ai funzionari esattoriali; si tratta di un incasso di tasse per 480 milioni contro una stima di 5 miliardi, ovvero l’8% di quanto avrebbe dovuto riscuotere.
“Ho trovato una società con dati devastanti”, ha dichiarato Fiumefreddo. Inoltre, “per chi dichiarava più di mezzo milione di euro, la riscossione era ferma al 3,66%, con un vulnus incredibile rispetto anche al resto del Paese”, ha spiegato.
“Dei 52 miliardi non riscossi, 22 miliardi sono ancora non prescritti”, ha sottolineato Fiumefreddo, il quale ha aggiunto che quando è stato fatto uno studio sui grandi evasori è stato appurato che le categorie interessate erano dedite a ortofrutta, onoranze funebri, appalti, carni.
“I maggiori debitori sono i Comuni – denuncia -, in testa Catania con 19 milioni, poi Messina, Siracusa e ultima Palermo. Abbiamo chiesto di avere risposte ma non ne sono arrivate”. E ancora, “alcuni nomi sono in testa alle evasioni ma nessuno li ha mai cercati”, con una “situazione di sostanziale impunità”.
Al momento del suo insediamento, nel febbraio 2015, la società aveva 887 consulenze su 700 dipendenti, assunti al 75% per chiamata diretta.
Tra gli altri episodi, Fiumefreddo ha riferito all’Antimafia che quando ha chiesto di centralizzare l’ufficio grandi evasori, ha messo come responsabile dell’ufficio un dirigente di 50 anni, Mario Capitani, che nel 2015 “si è suicidato sul posto di lavoro dopo avermi mandato messaggi in cui diceva di aver scoperto cose molte gravi. Inquieta che dopo il suicidio di Mario Capitani nessuno è più voluto occuparsi di quell’ufficio, dunque aveva trovato qualcosa che doveva riferire al presidente”, ha concluso.
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