“La ripresa è debole e il Pil pro capite resta ai livelli di 20 anni fa”. È quanto sottolineato nel report dell’Ocse, secondo cui l’economia italiana crescerà nel 2017 ad un tasso dell’1%, che si confermerà anche nel 2018. Si tratta di una previsione rivista al rialzo per l’anno in corso che inoltre fa presente come il deficit dell’Italia dovrebbe attestarsi al 2,3% nel 2017 e al 2,2% nel 2018. Nello stesso biennio, dovrebbe lentamente scendere anche il debito (132,7% nel 2017 e 132,1% nel 2018).
L’Ocse, così come le altre agenzie e anche l’Europa che si sono espresse nei giorni scorsi su dati economici italiani, sostiene che sebbene si siano “compiuti notevoli progressi nel rimuovere ostacoli strutturali in materia di crescita e produttività”, vi sono ancora “questioni irrisolte che ostacolano il fare impresa in Italia, come l’inefficienza della Pubblica amministrazione, la lentezza dei procedimenti giudiziari, una regolamentazione mal concepita e uno scarso livello di concorrenza”. L’Ocse puntualizza che “molte risorse di capitale e manodopera sono monopolizzate da imprese con scarsa produttività e ciò mantiene in salari bassi e impedisce una crescita del benessere”.
Inoltre, dal report si evince che in Italia “il livello di competenze linguistiche è basso e lo skill mismatch (l’inadeguatezza delle competenze, ndr) è uno dei più elevati tra i Paesi Ocse: ciò ostacola l’aumento delle retribuzioni e l’incremento del benessere”. La soluzione sarebbe quella di “migliorare il sistema d’istruzione e le politiche occupazionali se si vogliono aumentare i salari reali insieme alla soddisfazione professionale e al livello di vita”.
Per quanto riguarda l’economia italiana, “la ripresa è debole e la produttività continua a diminuire”. Quindi, secondo l’Ocse è “essenziale risanare il sistema bancario per ristabilire la crescita e dare slancio agli investimenti privati”; inoltre è “necessario investire maggiormente nelle infrastrutture per aumentare la produttività”.
Immediata la reazione del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. “Un Paese ad alto debito non può crescere in modo stabile se non lo riduce. Il debito, dopo essersi stabilizzato, comincerà a scendere. La politica di bilancio dell’Italia è una delle più virtuose d’Europa, il deficit scende, c’è un avanzo primario permanente, tutte le leve per ridurre il debito, comprese le privatizzazioni, continueranno ad essere utilizzate”.