Il Ban Travel di Trump “infligge un danno sostanziale alle aziende statunitensi. Ostacola la capacità delle aziende americane di attrarre grandi talenti, aumenta i costi imposti al business, rende più difficile per le aziende americane competere sul mercato internazionale e dà alle imprese globali un nuovo e significativo incentivo a lavorare fuori dagli Stati Uniti”. Lo sostengono tutte le più grandi aziende della Silicon Valley firmatarie di un documento apertamente contro l’amministrazione Trump.
In tutto sono novantasette le società del settore tech, da Apple a Zynga, passando per Google, Facebook, Microsoft, Netflix, Snap e Uber, che hanno deciso di partecipare alla battaglia in tribunale contro la Casa Bianca, presentando alla Corte d’Appello un “amicus curiae“, un documento di una parte finalizzato ad aiutare il tribunale a decidere.
“Gli immigrati hanno fatto molte delle più grandi scoperte della nazione e creato alcune delle aziende più innovative e iconiche. L’America ha riconosciuto a lungo l’importanza di proteggerci contro chi ci farebbe del male, ma lo ha fatto mantenendo il nostro fondamentale impegno ad accogliere gli immigrati – si legge nel documento – aumentando i controlli sulle persone che cercano di entrare nel nostro Paese”.
Tra le aziende che non hanno firmato il documento, ci sono Oracle, Hewlett-Packard e Tesla. “Tutti i sondaggi negativi sono notizie false, proprio come quelli di Cnn, Abc, Nbc per le elezioni. Ci spiace, ma la gente vuole sicurezza ai confini e controlli severissimi”, ha nel frattempo twittato Trump sulla questione del bando a rifugiati e viaggiatori da sette paesi musulmani.